Ercole e Caco risistemati: a Udine tornano i custodi della città

UDINE. Sono passati appena dieci anni dall’ultimo restauro, eppure a causa della pietra resa porosa dal dilavamento delle acque meteoriche, erano già un bel po’ malconci, “Florean e Venturin”, provati da quelle striature grigio nere che alghe e licheni avevano alimentato sulle loro imponenti forme.
Macchie scure che peraltro conferivano loro un aspetto militaresco e guerriero, che ben si addiceva alla loro fama di forzuti lottatori, se non fosse che l’erosione ne minacciava l’integrità delle fattezze. Fattezze da eroi classici, da “Ercole e Caco”, che da oltre trecento anni giganteggiano sul terrapieno di Piazza Libertà a Udine.
A riportarli all’antico splendore della pietra chiara di Aurisina in cui li aveva fissati nel diciassettesimo secolo lo scultore Angelo de Putti, un prezioso restauro finanziato con 72 mila euro dalla Danieli & C. Officine Meccaniche spa di Buttrio, che oltre ai due popolari giganti, ha provveduto a “ripulire” anche i restanti monumenti in pietra presenti in loco.
Oltre alle statue di Ercole e Caco, bianchissimi, il “Monumento alla Pace di Campoformido”, la colonna con il leone marciano e la fontana di Giovanni Carrara. Iniziato lo scorso marzo, l’intervento era stato affidato all’impresa Laar srl di Udine.
E a proposito di questo intervento, il sindaco Furio Honsell si è detto «fiero di un'operazione che, grazie a un atto di autentico mecenatismo del XXI secolo, ha portato al restauro conservativo di una parte importante del patrimonio architettonico di Udine, elemento fondamentale per una città d’arte.
Ringrazio quindi la Soprintendenza per il fondamentale supporto nell’operazione e la Danieli che ha assunto su di sé l’onere di riqualificare il cuore della città e dello stesso Friuli».
Ora, a conclusione dei lavori, i cittadini di Udine potranno osservare da vicino il rinnovato aspetto delle statue e della fontana.
Per martedí 11 luglio, infatti, in occasione del completamento dei lavori e la restituzione dei preziosi manufatti alla città, il Comune ha organizzato una serie di visite guidate gratuite (alle 10, alle 11.30, alle 17, e alle 18.30) nel corso delle quali saranno gli stessi restauratori a illustrare nel dettaglio gli interventi attuati, mentre un esperto illustrerà l’importanza artistica e storica della piazza.
«Una piccola giornata di festa nel cuore storico e civile di questa città: per gli udinesi, ma anche per i turisti, sarà un’occasione unica per osservare questo museo a cielo aperto da una prospettiva inedita», l’ha definita l’assessore alla Cultura Federico Pirone.
Ma tornando ai nostri due eroi, ai cui nomi mitologici gli udinesi da sempre preferiscono quelli più famigliari di “Florean e Venturin”, essi erano nati per abbellire lo scalone del cortile del palazzo Torriani, che sorgeva nell’attuale piazza XX settembre.
Nel 1717 però il Consiglio dei Dieci bandì da tutti gli Stati Veneti Lucio Antonio della Torre per la sua malvagità e ordinò di distruggere palazzo Torriani, ma le statue vennero salvate e portate nella piazza Contarena.
Caduta la repubblica di Venezia nel 1797, Lucio Sigismondo della Torre chiese al Comune la restituzione delle statue, ma gli fu negata perché orami parte integrante dell’arredo di piazza. A quel punto i della Torre fecero atto di donazione, a patto che il gesto fosse ricordato con un’iscrizione posta sui piedistalli delle stesse.
Quanto agli altri monumenti, quello che ricorda la “Pace di Campoformido”, in pietra d’Istria, è opera dello scultore piemontese Giovanni Battista Comolli, mentre il basamento cilindrico in pietra d’Istria è opera dell’udinese Michele Zuliani, detto il Lessano. Portata a Campoformido nel 1813, fu da lì trasferita a Udine nel 1819 e quindi collocata nell’attuale ubicazione.
La colonna è del 1539, ma il sovrastante Leone di San Marco fu distrutto nel 1797 sotto il dominio francese. Riscolpito da Domenico Mondini, su disegno di Giuseppe Masutti, nel 1883 fu collocato sul fusto in pietra di Timau. La fontana di piazza Libertà (1542), infine, fu realizzata dall’ingegnere bergamasco Giovanni Carrara,su disegno da sempre attribuito a Giovanni da Udine.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto