Ecco la foto piú antica di Udine: ha 160 anni

Ha centosessanta anni ed è la piú antica veduta fotografica della città di Udine sinora conosciuta. È un’immagine della piazza San Giacomo, ripresa dall’edificio che oggi ospita l’omonimo bar, che ci mostra l’animazione del mercato con i sacchi delle derrate, ma soprattutto la chiesa, gli edifici che l’affiancano e la colonna che ha sulla guglia la statua della Madonna con il Bambino.
Con sicurezza si può affermare che il suo autore è Augusto Agricola che ha apposto la sua firma “A. Agricola f.” in basso a destra sul cartoncino. La veduta non è datata, ma possiamo attribuirla al 1853 poiché in quell’anno è stata presentata dall’autore all’Esposizione di belle arti che, per la prima volta, ha animato l’estate udinese dal 31 luglio al 4 settembre. La notizia è reperibile sul numero 59 del 6 agosto de “L’Annotatore friulano”, un periodico bisettimanale che aveva iniziato le sue pubblicazioni proprio nel 1853. L’Annotatore informa che Agricola partecipa alla mostra con “Diversi ritratti, fotografie su vetro” e “La piazza San Giacomo, Fotografia sulla carta”.
A questo punto sono indispensabili alcune brevi note esplicative dei procedimenti in uso nei primi decenni dopo l’invenzione della fotografia nel 1839 e dei loro aspetti alchemici. Per fotografia su carta, nel caso di quella di piazza San Giacomo, si deve intendere una stampa fotografica positiva su carta “albuminata”. Ai tempi di Agricola i fotografi dovevano conoscere bene la chimica e la fisica, perché dovevano risolvere da soli molti problemi. Si usavano anche ingredienti naturali come l’albume dell’uovo che, unito al bromuro di potassio e all’acido acetico, aveva la funzione di legante per fissare alla carta i sali d’argento adoperati per la sensibilizzazione. Agricola utilizza da subito questa tecnica, poiché durante i suoi numerosi viaggi era venuto a conoscenza della sua invenzione, resa nota nel 1850 a Lille in Francia da Louis-Désiré Blanquart-Evrard.
Per fotografie su vetro, in questo caso, si devono intendere gli ambrotipi, negativi al collodio, altrimenti detto cotone fulminante che, a causa di una voluta sottoesposizione, si trasformano in unicum fotografici che, guardati a una luce riflessa, appaiono come positivi. Ma dobbiamo immaginare Agricola, nel suo studio, intento a sperimentare anche la stampa su lastre di rame argentato, per realizzare i dagherrotipi, che prendono il nome da colui che viene considerato l’inventore della fotografia, Louis-Jacques-Mandé Daguerre. Nella stessa collezione privata dove è stata reperita la veduta di Piazza San Giacomo sono, infatti, conservati anche cinque dagherrotipi, da lui realizzati in quel periodo, nei quali sono ritratti i componenti della famiglia della sorella maggiore Marianna, che aveva sposato il conte Giulio di Strassoldo Soffumbergo.
La cittadinanza udinese era informata dalla stampa locale della perizia del conte Agricola. “L’Alchimista friulano”, che nell’estate del 1853 pubblica una serie di articoli che riassumono la storia della fotografia, tratti dai giornali francesi, a conclusione di uno di questi, il 31 luglio, per confutare «l’asserzione dell’impotenza della fotografia a copiare la natura vivente» riferisce che Augusto Agricola «ha mostrato come, in grazia di nuovi e recenti processi chimici, siasi quest’arte avvantaggiata anche nella riproduzione dei soggetti viventi». Lo stupore e il compiacimento del cronista sono motivati dal fatto che, nonostante fossero passati quattordici anni dalla sua invenzione, a Udine la fotografia muoveva i primi passi e quindi l’opera di Agricola era considerata eccezionale.
La sua passione ha inizio nei primi anni Cinquanta dell’800 e potrebbe essere stata favorita da un suo incontro con il dagherrotipista prussiano Ferdinand Brosy che si stabilisce, secondo l’abitudine dei professionisti itineranti, per un breve periodo, nel mese di novembre 1852 a Udine sopra il caffè degli Svizzeri, al secondo piano di piazza Contarena 446, dove riceveva clienti e appassionati desiderosi di apprendere i rudimenti della fotografia.
L’anno successivo Augusto Agricola, unico nella città assieme a Giacomo Orlandi anch’egli partecipante all’Esposizione di belle arti con un dagherrotipo, ha avviato la sua produzione fotografica. Bisogna, infatti, attendere il 1857 per l’apertura degli studi fotografici di Giovanni Battista Braida e del più noto Giuseppe Malignani.
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