È una friulana la nuova signora dei salotti romani

Udinese, è legata al produttore Mauro Luchetti «Non sono una vip, sulla mia terrazza solo amici»
Di Elena Commessatti

di ELENA COMMESSATTI

Il Foglio la definisce “la signora cinematografara” e di lei cita il suo accogliente terrazzo romano in piazza Farnese, dove Benedetta Rizzo, organizzatrice per dieci anni della convention VeDrò, e altri amici dai volti noti conversano. Ci stiamo riferendo a Maria Carolina Terzi, personalità conosciuta in terra friulana, che a Udine ha vissuto «gli anni più belli del suo romanzo di formazione che è la vita dei primi trent’anni», in mezzo all’origine del Css, Centro Servizi e Spettacoli, quando Carolina era l’ufficio stampa di questo astro nascente in campo teatrale, e la città era in mezzo alla vita luminosa di talenti in volo, come Elio De Capitani con il suo Tradimenti di Harold Pinter, o Peter Stein con il suo Giulio Cesare. Oppure i Magazzini Criminali e il Collettivo di Parma. Ora, Carolina Terzi, sposata da quindici anni con Mauro Luchetti, fondatore di Hdrà, società di comunicazione, vive a Roma dentro il mondo del cinema, ed è pure fotografata dai paparazzi entrando in www.Dagospia.it, con il bel sorriso che tanti qui conoscono.

«Roberto D’Agostino e sua moglie Anna, donna eccezionale – ci racconta – sono amici. Roberto è un eterno ragazzo che conosce bene l’arte e l’attualità di Roma». Esiste ancora “il” salotto romano? «Sottolineo che non sono una vip. Mio marito è socievole e simpatico e così sulla mia terrazza ci sono i miei amici, tutto qui. Niente di mondano, nel senso che io sono friulana; non aspiro ad avere un salotto, aspiro alla leggerezza, questa sì, che è una bella conquista e fa stare meglio». Lei è vicina agli scrittori e si trova bene nel mondo della letteratura. Citiamo, tra gli altri, Sandro Veronesi, Teresa Ciabatti. «Ci tengo a dire che la mia formazione è letteraria. A vent’anni avevo Nietzsche nel cuore. Sono cresciuta con Proust. Gli anni con il Css sono stati totalizzanti: i più divertenti della mia vita in cui io era “inconsciamente” felice... e poi a Udine l’atmosfera era intensa, vera, anche nei giornali». Ci riferiamo a? «Io facevo la piccola giornalista. Ho amici che ancora sono tali, mi riferisco a esempio a Paolo Medeossi (con moglie Mery), Marco Pacini, Vladimiro Tulisso, Antonella Lanfrit, Lorenzo Marchiori, Renato D’Argenio. C’era già Tommaso Cerno, giovane brillante... Loro mi aiutavano, mi consolavano anche per le mie pene d’amore. Sono sempre stati curiosi, fervidi. Ottime compagnie. Era già il momento del poeta, Pierluigi Cappello».

E allora come mai se n’è andata? «Dopo un po’ era finito il mio tempo, la mia luce si era spenta, io non appartengo solo alle nostre terre; direi che ho un’anima che cerca la spensieratezza e la solarità, proprio perché conservo al fondo di me stessa la timidezza friulana e cerco di superarla». Conosciamo bene l’argomento. «Aggiungerei che i giornalisti citati e anche altre persone a Udine sono miei amici, non sono mai stata capace di scindere la mia vita da quello che faccio professionalmente, e così, che dire? Gli anni friulani sono un nucleo fondativo importante». Per cui… come valore fondamentale cosa c’è? «Non ho figli: gli amici sono la m. ia famiglia. Piuttosto che perderli mi farei tradire da loro».

Ma perché proprio Roma come meta? «Il cuore batte per Fellini. Volevo stare nella sua città. E poi qui c’è un mondo umanamente più semplice del nostro. Anche se poi devi imparare a mediare, e lotto continuamente con la mia rigidità nordica. In qualche modo stare in mezzo ai colori e anche a una qualche forma di superficialità mi aiuta a sospendere talvolta il rigido giudizio da provinciale». Cosa le manca della provincia? «L’onestà prima di tutto». Perché dal teatro è passata al cinema? «Il mio mondo sono le parole e il cinema è scrittura». Cosa fa attualmente? «Da tempo ho un rapporto part-time con l’Istituto Luce per il Mia (Mercato Internazionale Audiovisivo) e collaboro a titolo gratuito con Skydancers, società che mio marito ha creato insieme a Luciano Stella».

Dove ha conosciuto Mauro Luchetti? «Nel 2000, a un concerto di De Gregori, che Mauro stesso aveva organizzato». Romantico. Una città italiana a cui è affezionata? «Napoli. Vorrei essere intelligente e creativa come un napoletano sa essere». Il suo ultimo lavoro? «Ho collaborato a “Crazy for football”, film di Volfango De Biasi, prodotto da Skydancers e da Rai Cinema, già candidato al David. È un documentario sulla nazionale di calcio di pazienti psichiatrici italiani uniti dal sogno di partecipare ai mondiali ad Osaka in Giappone». Lei come si definerebbe? «Non saprei. A Udine i miei amici mi chiamavano affettuosamente “pazza”. De Biasi, il regista di “Crazy for Football” mi ha da poco definito “eccentrica”».

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