Cinemazero intitola una sala a Tina Modotti nei 40 anni di attività

Piero Colussi e Andrea Crozzoli gli ideatori: era il 24 marzo 1978 Il futuro è nelle sale-salotto nel cuore delle città con film “scelti”

Con un brindisi che traghetta al quarantunesimo anno di attività e l’annuncio che la nuovissima quarta sala sarà intitolata a Tina Modotti (con oltre il 70 per cento dei voti del pubblico ha sbaragliato Buster Keaton e la divina Marilyn), Cinemazero di Pordenone ha chiuso ieri la lunga giornata di festa organizzata per il 40° compleanno. Accompagnata dalla stima e dall’affetto del pubblico, ma anche da tanti addetti ai lavori, che riconoscono all’associazione culturale pordenonese un ruolo decisivo nella costruzione di una realtà cinematografica regionale di rilievo.

Era il 24 marzo 1978 quando al Cral del quartiere Torre si proiettava il primo film da cui tutto iniziò, “Gangster Story”, e Piero Colussi e Andrea Crozzoli, poco più che ragazzi, davano vita a un’avventura che avrebbe portato non solo a un “multisala” da 416 posti, in pieno centro città, a misura d’uomo, capace di resistere all’onda travolgente dei multiplex e di chiudere il 2017 – anno nero del cinema italiano – con 100 mila presenze. L’offerta cinematografica è sempre andata di pari passo con l’impegno culturale a 360 gradi e che ha le sue punte di diamante, solo per citarne alcune, in quel miracolo che sono le Giornate del cinema muto (di cui Cinemazero è il 50 per cento della parte organizzativa e creativa) o in realtà come la Mediateca, che presta 40 mila film all’anno in una città che conta 50 mila abitanti.

Capacità di intercettare i cambiamenti, capillare lavoro di formazione del pubblico, l’innesto di forze nuove come Riccardo Costantini e Marco Fortunato, bravissimi nel raccogliere l’eredità non facile dei loro predecessori e attualizzare la passione per il cinema che accomuna “vecchi e giovani”: così Cinemazero guarda al futuro. Una sala cinematografica in città pronta a sfide nuove in un mercato in rapidissima evoluzione. Tema, questo oggetto della tavola rotonda che ha aperto la festa, ieri, a palazzo Badini, con uno sguardo sia al contesto italiano che a quello europeo. Il ritorno alle sale di città, c’è: lo ha confermato Sonia Ragone, coordinatrice per l’Italia di Europa Cinemas (che riunisce tremila schermi europei). “Il pubblico cerca luoghi piacevoli e curati nei quali trascorrere del tempo, socializzare, fruire di eventi non esclusivamente legati alla visione del film (concerti, videogames, prodotti editoriali)”. Sale-salotto che si evolvono negli spazi, si integrano con le città, si rivolgono a pubblici eterogenei, promuovono attività sociali, coinvolgono sempre più i giovani, anche nelle programmazioni. Perché il contenuto è fondamentale «ma lo è altrettanto il modo con cui lo si offre», ha dichiarato Andrea Occhipinti, oggi presidente dei distributori Anica. «In una realtà in cui soltanto il due per cento degli spettatori fruisce il cinema nelle sale, l’esperienza di chi va in sala dev’essere sempre più avvincente, diversa». Di qui “l’eventizzazione” crescente dei film in uscita, anche per competere con le piattaforme sempre più diffuse (vedi Netflix e Amazon), che comunque non vanno demonizzate «perché l’elevata qualità della loro proposta sta creando un pubblico più raffinato e che ama il cinema».

Della necessità di sale più accoglienti e capaci di offrire altro, oltre al film, ha parlato anche Thomas Bertacche (Ceo della Tucker Film e del Cec di Udine), pronto a scommettere che il futuro sarà di realtà come Cinemazero e non dei multiplex, mentre uno sguardo sulle emozioni che il cinema legato alla classicità sa ancora dare è venuto da Gianluca Farinelli, direttore Cineteca di Bologna e del festival Cinema Ritrovato.

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