Carmen e il buio del femminicidio in scena al Verdi di Pordenone

PORDENONE. «Non voglio essere tormentata, né soprattutto comandata. Quel che voglio è di essere libera, di fare quello che mi piace». A dirlo, o meglio a cantarlo, la più sensuale delle gitane, diventata l’icona dell’opera lirica, “Carmen”, donna libera, zingara ribelle che per non rinunciare alla propria libertà, andrà incontro alla morte per mano dell’amante.
Carmen è ancora oggi una storia senza tempo di amore e libertà. Per questo c’è grande attesa al teatro Verdi di Pordenone per il debutto dell’opera di Georges Bizet, in programma venerdì 18, alle 20.15.
In scena un nuovo allestimento della fondazione teatro lirico Verdi di Trieste in una coproduzione internazionale con la Kitakyūshū City Opera, che impegnerà i professori dell’orchestra diretti da Fabrizio Maria Carminati, gli artisti del coro e i tecnici.
Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée, “Carmen” va in scena con la regia di Carlo Antonio De Lucia, che firma anche le scene insieme ad Alessandra Polimeno.
Il coro sarà guidato da Francesca Tosi ed è prevista la partecipazione de “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretti da Cristina Semeraro mentre i costumi sono di Svetlana Kosilova e le coreografie di Morena Barcon. A interpretare Carmen, la cantante Ketevan Kemoklidze, Gaston Rivero avrà il ruolo di Don Josè.
«È un’opera che si fa attuale – evidenzia il regista Carlo Antonio De Lucia – e ne mette in luce il tema del possesso esclusivo riportandoci alle tristi notizie giornaliere, laddove quasi ogni giorno muore una Carmen, magari in un appartamento del centro, invece che in un’assolata piazza spagnola.
Una storia che voglio raccontare – sottolinea De Lucia – non facendo cronaca, bensì restando saldo fra le quinte dove il turbine della vita spazza il palcoscenico: si inseguono soldati, zingari, danze, banditi, sigaraie e al centro sta lei, Carmen viva, vitale, amante e amata, la cui forza primigenia ci viene trasfusa grazie alla meravigliosa musica di Bizet, perché vivere sia sempre più forte della morte».
“Carmen”, in realtà alla prima, il 3 marzo del 1875, fu fischiata e Bizet, morto tre mesi dopo, non poté vederne la fortuna arrivata a posteriori. Il trionfo infatti dilagò successivamente in tutto il mondo, e oggi quest’opera è considerata uno dei capisaldi del repertorio musicale
Magistrale fu un’interpretazione di Maria Callas, che rese la forza di questa eroina, una delle figure più autentiche nella storia del melodramma grazie al genio di Bizet e alla celebre habanera “L’amour est un oiseau rebelle”.
«L’interesse per la lirica è forte tra il pubblico – spiega Giovanni Lessio, presidente del Verdi – proprio per questo vorrei che il Teatro di Pordenone potesse proseguire e intensificare una partnership con l’Ente lirico di produzione della nostra regione.
Il Teatro Verdi di Trieste è l’interlocutore naturale nelle scelte che Pordenone opera sul fronte della lirica. Il mio auspicio è quello di proseguire anche su questo fronte la politica di collaborazione tra realtà culturali che da sempre alimentiamo sul territorio. Fare sistema per favorire lo scambio di eccellenze è la chiave della nostra azione, sul territorio e oltre».
Venerdì 18, alle 18.30, prima che si apra il sipario, per un avvicinamento al mondo di Carmen, al terzo piano del teatro, nel foyer ci sarà l’Aperitivo con il direttore, una conversazione sull’opera insieme con Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto.
L’opera andrà in scena anche giovedì 17, alle 16, per le scuole coinvolte nel Progetto Educational realizzato con il sostegno della Regione. —
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