Carboni atterra con lo Sputnik: «Porto in giro una grande festa»

Il cantautore bolognese riparte con il tour lanciato dal successo del nuovo album «Quella volta che dovevo andare a Sanremo e hanno preferito Ramazzotti»

renzo manzocco

Il suo “Mare mare” è stato uno dei primi tormentoni, quando ancora la definizione tormentone era di là da venire. Una moto, il vento sulla faccia, la voglia di evasione, suggestioni che in molti hanno provato ascoltando quel Luca Carboni targato estate 1992, poi vincitore del Festivalbar. Suggestioni e immagini che il cantautore bolognese ha continuato a regalare attraverso i suoi dischi, senza mai fermarsi. La capacità di affrontare momenti della vita di ogni giorno o temi più profondi sempre adagiandoli su una musicalità che ti cattura e non ti lascia più. Come nell’ultimo album, il tredicesimo in studio, “Sputnik” dove le contaminazioni con il “cantautorato” dei giovani e l’uso dell’elettronica sono apparsi un valore aggiunto.

Un lavoro pubblicato quasi un anno fa, che dà il nome al tour che - dopo aver conquistato i club dello Stivale - è pronto a ripartire per arrivare nei teatri italiani, a cominciare dalla data della prossima settimana a Udine.

«Conosco Udine e il Friuli, ho diversi amici, ma al teatro Giovanni da Udine non ho mai messo piede – spiega Luca Carboni, pizzicato in auto mentre si reca alle prove –. E la cosa mi dà un brivido, perchè è sempre particolare esibirsi su un palco mai calcato. Inoltre stiamo mettendo a punto lo spettacolo, cercando di renderlo ancora più coinvolgente, perchè sia una grande festa».

Un viaggio nel tempo tra storiche hit e i brani recenti. Schermi colorati e laser. «Come nella prima parte del tour proveremo a ripercorrere in musica 35 anni, mi ha fatto piacere vedere che sotto il palco c’erano anche tanti giovani pronti a cantare anche canzoni nate prima di loro. Ci sarà sicuramente molto elettronica figlia dell’ultimo album, ma anche momenti più acustici per riproporre le canzoni con le stesse sonorità che il pubblico conosce. Credo che sarà un bel viaggio».

Trentacinque anni di carriera senza mai una fermata a Sanremo: un record. «Una scelta – spiega Luca –. Ne in concorso, ne ospite. Forse è destino, visto che nel 1984 la mia casa discografica mi aveva candidato per partecipare al festival nella categoria “giovani”, poi all’ultimo fu deciso invece di spedire in Liguria un ragazzo più giovane di me di un anno, un certo Eros Ramazzotti che con “Terra Promessa” vinse nella nuove proposte. Lo presi come un segno. In futuro? Mai dire mai, ma l’anno prossimo all’Ariston certamente non ci sarò».

Da Udine lo “Sputnik” riprenderà quota per altre 11 date con il gran finale in aprile a Bologna. Con Carboni, sul palco, la band formata da Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Vincenzo Pastano alle chitarre, Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere. E che la grande festa cominci. —



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