Banksy il comunicatore. Il fantasma della Street art si aggira per Trieste

Dal 25 novembre al 10 aprile 2023 una grande esposizione al Salone degli incanti di Trieste. La rassegna spazierà testimoniando anche influenze e omaggi ad altri artisti internazionali
Federica Gregori

È un fantasma che sfugge in tutti i modi. Invisibile, inafferrabile, senza volto men che meno un nome. E le rarissime volte in cui si mostra hanno sempre il sapore dello sberleffo: sia che si presenti con barba e baffi finti a vendere, per una manciata di sterline, quelle che si pensavano esser croste, poi rivelatesi opere autentiche rivendute a quotazioni stellari; sia che si celi, reggendolo con le braccia, dietro il ritratto di uno sbertucciante Mickey Mouse.

Difficile allestire una mostra su di lui, per l’alone di mistero che lo cinge e per molte altre complesse ragioni, ma il personaggio è talmente dirompente, ormai entrato nell’immaginario collettivo, che Trieste si prepara a calare l’asso Banksy: “Banksy, the great communicator – Unauthorirized exhibition” è infatti il titolo della mostra che sarà ospitata dal Salone degli Incanti dal 25 novembre di quest’anno al 10 aprile 2023, promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia con il Comune di Trieste e organizzata da PromoTurismoFvg in collaborazione con Madeinart.

Curatore è il romano Gianni Mercurio, reduce dal successo di una mostra milanese sull’enigmatico street artist, che si dice estremamente felice di lavorare «in questa città imperiale e meravigliosa, che merita di essere ancora più conosciuta di quello che già è».

Imprendibile Banksy

«La mostra di Milano – racconta Mercurio – è stata un grande successo, addirittura esagerato con i suoi 240.000 visitatori ma questa esposizione di Trieste sarà diversa per molti aspetti. Allestire una mostra su Banksy è complicato: prima di tutto perché è un artista che deve il suo successo a una contraddizione, un paradosso: un’alchimia tra anonimato e notorietà.

L’invisibilità è necessità, per lui, per scampare alla giustizia evitando multe salatissime ed eventualmente la prigione. Si lavora, quindi, con un artista sì vivente ma con cui non ci si può confrontare, in più circondato dall’omertà del suo entourage e di chi lo protegge. Altra difficoltà è che sfugge al sistema dell’arte, ai galleristi, al collezionismo e reperire le opere è un impresa».

La cifra della mostra triestina

La mostra quindi nasce, spiega il curatore, «da una riflessione: cosa rimarrà di Banksy nei libri di storia dell’arte tra 20, 30 anni? Rimarrà proprio quel sottotitolo che abbiamo scelto, “the great communicator” , rubato da una definizione data a Ronald Reagan.

L’esposizione, perciò, rileggerà la sua opera attraverso questa sua incredibile capacità di comunicare. Banksy non è attento alla forma: le sue opere sono dei messaggi, nei suoi quadri inserisce degli elementi incongrui che ci spiazzano e ci spingono ad approfondire e a cogliere tali informazioni. È un linguaggio che colpisce al cuore soprattutto le giovani generazioni; oltre a ciò è un possente performer, con incursioni in tutti i musei più celebri confondendosi tra i visitatori, azioni passate sui media di tutto il mondo, “gesti perfetti” . ».

Cosa vedremo

L’esposizione triestina consterà di una sessantina di opere realizzate con tecniche diverse anche considerevoli nelle dimensioni, alcune di tre metri per tre, non facili da trasportare, tanto che Mercurio ha lamentato anche ulteriori difficoltà di movimentazione dei materiali artistici provenienti dal Regno Unito del dopo-Brexit.

Schiuderà i suoi “tesori” il parco divertimenti distopico di Dismaland, installazione artistica temporanea che Banksy organizzò nel Somerset nel 2015, né mancheranno i Placard Rats, i roditori con cartello con sopra scritte differenti, tra i soggetti più emblematici, sempre acuti, caustici, che stimolano a una riflessione.

Non solo Banksy

La mostra spazierà oltre Bansky, testimoniando influenze e omaggi ad altri artisti. I topi, ad esempio, «unici animali liberi che vivono in ogni città del mondo» di Xavier Prou, artista francese più noto con il nome di Blek Le Rat e che Mercurio annuncia in mostra con qualche tavola. Si punterà l’accendo anche sul Bansky meno noto, quello della prima ora, influenzato dalla street art newyorkese. Ecco quindi, esposto, anche il segno unico e inconfondibile di Keith Haring, amato e omaggiato da Bansky, come quello di un altro nume tutelare dell’arte del XX secolo: Andy Warhol.

Scoprire Banksy a Trieste

«Da regione “timida” a una delle più ricercate»: più che un intento, una realtà confermata dai numeri per Sergio Bini, assessore regionale alle attività produttive e al turismo.

Alzare l’asticella per rafforzare l’appeal del Friuli Venezia Giulia e della città spingendo l’acceleratore sul turismo culturale sembra essere la sfida, condivisa con l’assessore comunale Giorgio Rossi. Sfida «colta con grande interesse» dal governatore Massimiliano Fedriga: «Ci credo perché penso che il Fvg e Trieste abbiano le carte in regola per entrare nei circuiti delle grandi mostre.

Questa esposizione è più difficile rispetto a una mostra di stampo classico ma Banksy è un grande artista pop dalla forza comunicativa enorme che desta interesse anche in chi non è un esperto. Tutti possono comprendere i messaggi delle sue opere, che possono essere controversi e sono spesso forti e dirompenti: una forza espressiva universale che crediamo possa portare visitatori da città e paesi limitrofi, che per scoprire questo artista vengano qui, a Trieste».

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