Anbeta: «La danza non deve mollare»

Stasera al Nuovo quattro coppie di grandi ballerini. Oggi un incontro alle 12

UDINE. Due, il numero che nella vita e nella danza consente un parallelismo simbolico, ma anche di fatto, come nel caso di Anbeta Toromani e Alessandro Macario. La forza e la creatività si esprimono per la comunione d’intenti che, come naturale e auspicabile punto d’appoggio di una coppia, divengono fondamento della sincronia e dell’armonia richieste dal più classico elemento della danza: il passo a due.

Il gala entro cui i due artisti si esibiscono propone quale tema proprio tale viaggio parallelo tra la vita e il divenire un armonioso doppio sulla scena. Con loro altre tre coppie di primi ballerini uniti nell’arte e nella vita, provenienti da compagnie di levatura europea, daranno forma stasera, alle 20.45, sul palco del Giovanni da Udine a questa espressione di valori artistici ed esistenziali interpretando alcuni duetti del più autentico repertorio classico, neoclassico e contemporaneo: Venus Villa e Rolando Sarabia, Stefania Figliossi e Hektor Budlla, Adeline Pastor e Davit Jeyranyan. Inoltre Anbeta Toromani e Alessandro Macario, conosciuti dal pubblico friulano per le frequenti esibizioni, saranno i protagonisti di un incontro col pubblico (sempre oggi nel foyer del Teatro Nuovo alle 12) coordinato dal giornalista Gian Paolo Polesini e organizzato dall’Associazione Danza e Balletto quale primo appuntamento di “Moving Centuries 2015”. Anbeta, ormai a Udine siete di casa...allora il nostro Friuli vi piace? «Sì, ci piace e ci torniamo molto volentieri. Il pubblico è sempre stato molto caloroso!». La sua esperienza televisiva si è conclusa a favore di un ritorno al teatro? Cosa comporta questa inversione di marcia? «Non voglio essere banale, sono due esperienze diverse, ma una non esclude l’altra. Si tratta di danza e non importa il luogo, poter ballare è sempre una grande opportunità, ovvio che in teatro il tempo non è ristretto e quindi la possibilità di espressione è maggiore». Alessandro, lavorare insieme quando ci si ama è un lavoro doppio? «Sì, non è semplice, ma quando siamo in scena è bellissimo, ci conosciamo, siamo una cosa sola». Anbeta, quali sono i progetti in tempi di crisi? «Beh, la parola crisi non mi piace, siamo in un momento difficile e la danza in Italia lo è da anni. Ormai penso che non bisogna demordere ma dobbiamo essere ottimisti e soprattutto in questo momento bisogna fare produzioni di qualità e non cadere nella mediocrità». Alessandro, perché chi scappa dall’Italia sembra più felice e realizzato? «Io mi sento fortunato a lavorare ancora in Italia e a sentirmi realizzato. Certo la danza all’estero è valutata diversamente ma che senso avrebbe se andassimo tutti via? Noi cerchiamo anche di essere promotori di spettacoli ….la nostra storia è piena di arte e il mio sogno è riportare la nostra cultura ad un livello alto come un tempo, solo cosi la società potrà elevarsi». Anbeta, per danzare servono forza e carattere. Ma c’è stato qualche momento a rischio? «Chi fa il danzatore sa che momenti di sconforto ci sono, ma anche quelli servono a renderci più forti e consapevoli e fanno parte del nostro percorso. Quello che non ci uccide ci fortifica!»

Elisabetta Ceron

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