A Plan dai Spadovai tra malgari e pellegrini

Sopra Dogna, a 1116 metri, dov’è passata la Prima guerra mondiale  Ogni anno 2 mila turisti e quelli del cammino Celeste da Aquileia
«Quando arrivano le famiglie, la prima cosa che i loro bambini chiedono è se si munge così e se il latte esce proprio da lì». Le parole sono di Eliana Monego, giovanissima gestrice della malga Plan dai Spadovai, struttura a 1116 metri sul livello del mare e di proprietà del comune di Dogna. Da ormai più di quindici anni la famiglia gestisce questo luogo che durante la Prima guerra mondiale fu uno dei ricoveri logistici della valle. Assieme a Eliana lavorano anche i suoi genitori, Rino e Violetta. «La nostra produzione si concentra principalmente sui formaggi, la ricotta fresca e affumicata e il burro, naturalmente nel periodo in cui saliamo fino a qui» racconta Eliana. I Monego vivono a Paularo, ma la loro malga è per l’appunto in val Dogna. «Dopo il 20 di giugno cominciamo a portare su le mucche. Poi rimaniamo fino al 15 di settembre, data limite. Se vuoi continuare a restar su e fare attività di malga devi avvisare, soprattutto poi per i dovuti controlli che vengono a fare» sempre Eliana. Ci sono controlli, come da disciplinare e come buona regola vorrebbe. In questo viaggio ho sentito spesso un flebile lamento da parte dei malgari nei confronti dell’opera di controllo. «Comunque tutte le vacche prima di portarle su vengono selezionate e controllate una per una, affinché il loro latte sia conforme e senza carica batterica ovviamente», mi dice Rino, carabiniere in pensione. La madre di Eliana, Violetta parla rapidamente e si percepisce l’attaccamento alla montagna e a questo mestiere. «La gente alle volte ci chiede come riusciamo a stare qui in malga. Io rispondo sempre che non potrei chiedere di più e sa che le dico? Che quando è il momento di rientrare a valle mi prende sempre la malinconia. Possono offrirmi qualsiasi cosa ma non faccio cambio con niente e con nessuno».


Esiste un orgoglio pratico nei carnici che ridisegna le relazioni con l’ambiente. L’aria della montagna s’impregna della ferrea volontà di non mollare la presa, di poter decidere in autonomia nel quotidiano, nelle attività e nell’espressione dei propri desideri. Sussiste poi – fortunatamente – quello sguardo nei confronti del turismo, soprattutto di flussi intelligenti e consapevoli. «In questi ultimi anni sono aumentati tanto e sono arrivati anche da Roma e da Firenze» spiega Eliana che è attenta anche alla promozione della malga. «Abbiamo aperto anche una pagina facebook per riuscire a postare immagini di questo luogo incantato, oltre alla presenza sul sito dell’Ersa e su quello di AlpiFvg». Se torniamo ai vacanzieri, allora il tratto ripropone molti viandanti, quella gente che decide, un po’ come fanno i malgari, di recitare un ruolo preciso, vale a dire quello resistente. «Negli ultimi tempi arrivano molti pellegrini che completano il cammino Celeste, quello che da Aquileia si snoda attraverso la regione fino a concludersi sulla cima del monte Lussari».


In malga Plan dai Spadovai ci sono un camerone da 8, una stanza da 4 e una da 3. La pensione completa costa 52 euro a notte, la mezza sono 42 mentre il pernottamento con la sola colazione si aggira attorno ai 27. «Il bagno è ovviamente in comune e di docce ce n’è una sola» sorride Eliana. Spesso ripenso a questi racconti e di quanto semplice dovrebbe essere l’accettazione di questi elementi; il rapporto con la montagna presuppone, anzi impone, soprattutto l’emersione di un rispetto, la consapevolezza che in fondo non saremo noi umani e cittadini a stravolgere questi luoghi. «Il comune di Dogna tiene la strada sempre pulita, non possiamo assolutamente lamentarci» spiega Rino. Ecco un altro elemento che colpisce, quando si ascoltano i racconti delle “guarnigioni” dei malgari. Ci possono essere delle criticità che riguardano direttamente il mondo della montagna e le istituzioni sono più o meno presenti, a seconda naturalmente del buon senso e della vicinanza alle problematiche della gente che vive qui. «La felicità di poter rimanere quassù è impagabile» afferma Rino che poi si lascia andare a un pizzico di disillusione. «Andiamo avanti con un impegno che è reale, anche se spesso ripenso al fatto che se venisse meno la passione, ecco, non so se riuscirei ad proseguire». Rino, Eliana e Violetta ce la fanno perché hanno negli occhi quell’ostinazione positiva nel guardare alla montagna come la loro casa, il luogo natìo, una “patria” dove riprodurre le buone maniere, la gentilezza, alcuni valori che non si possono ignorare. «Il numero di persone che arrivano qui alla Plan dai Spadovai si aggirerà intorno alle 2000 a stagione» conclude Eliana. La strada per arrivarci è quella che da Dogna, attraversato il fiume Fella, risale la valle. Subito dopo si incontrano alcune frazioni e in seguito a un paio di tornanti si arriva alla malga.


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