Zoppas: Credit Suisse mi risarcisca

PORDENONE. E’ stato fissato il processo per l’ex promotore finanziario dei vip Daniele Vidotto, accusato di una truffa ai danni dei clienti da 6 milioni di euro. E, in attesa del dibattimento, una delle più note dinastie industriali venete fa causa al colosso bancario Credit Suisse Italy spa.
A promuovere l’azione civile di risarcimento è Gabriella Zoppas, moglie del defunto Giuliano De Polo (fu presidente dell’Acqua minerale San Benedetto) insieme a tre familiari, tutti clienti dell’istituto e tutti raggirati da quello che fu uno dei suoi più importanti promotori finanziari, Daniele Vidotto appunto.
Il professionista, che gestiva i patrimoni e gli investimenti dei vip della Marca, è accusato dalla Procura di Treviso di aver stornato milioni di euro dai conti degli assistiti utilizzandoli poi per le spese personali; avrebbe inoltre mascherato le operazioni presentando ai risparmiatori falsi rendiconti.
E la banca, stando ai consulenti degli inquirenti, non avrebbe avuto in uso adeguati sistemi di tutela e protezione dei clienti. Per questo Zoppas e familiari hanno chiesto i danni a entrambi i soggetti: a Vidotto e a Credit Suisse Italy spa per un importo complessivo di 2 milioni 781 mila euro.
Nell’azione contro il colosso bancario ha pesato evidentemente la relazione del consulente della Procura Maurizio Silvi (esperto della Banca d’Italia), secondo cui «le debolezze delle procedure adottate da Credit Suisse Italy spa, che manifestavano in alcuni punti rilevanti differenze rispetto alle impostazioni di altre aziende bancarie, non hanno impedito e, in alcuni casi, agevolato, le condotte irregolari che sarebbero ascrivibili al promotore Daniele Vidotto».
Una valutazione che l’avvocato Giuseppe Ramanzini, legale di Zoppas, riprende nella richiesta danni sottolineando come «la consapevolezza di tale fragilità organizzativa è testimoniata dalle potenzialmente efficaci misure di revisione delle procedure, adottate dalla stessa banca nei primi mesi del 2012». Revisione arrivata successivamente, dunque all’esplosione del caso Vidotto.
Diversi i comportamenti contestati dai clienti a Credit Suisse Italy spa, a cominciare dal fatto che avrebbe affidato i suoi migliori correntisti a un promotore che era già finito sotto inchiesta per appropriazione indebita. Il professionista, secondo il legale, era l’unico che gli assistiti chiamavano al numero diretto senza passare per il centralino, l’unico che aveva un ufficio singolo, l’unico che poteva farsi consegnare direttamente la posta interna bancaria. In sostanza, stando a una simile ricostruzione, i clienti dell’istituto erano completamente in balìa del promotore.
Tanto che la scoperta di quanto stava accadendo sarebbe avvenuta in maniera del tutto casuale, grazie a un’impiegata del Credit che si era insospettita per l’emissione di assegni tratti sul conto di Gabriella Zoppas e destinati a un’azienda che stava curando la ristrutturazione di un palazzetto di Vidotto.
Ben diversa la ricostruzione di Credit Suisse Italy spa: «L’istituto dispone di processi di controllo interni per i quali vengono evidenziati degli allarmi qualora l’operatività di conto risulti anomala, sempre tuttavia in considerazione delle somme presenti nel conto. Qualora vi siano allarmi il promotore viene chiamato a commentare l’operatività del cliente», ha sostenuto il responsabile legale Livio Bucceri. In attesa del procedimento civile, ci sono anche gli sviluppi dell’azione penale.
È scattata infatti per Daniele Vidotto, difeso dall’avvocato Luigi Fadalti, la citazione diretta e nelle prossime settimane l’uomo andrà a processo per il reato di truffa.
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