Vita da Homo technologicus eccoci nell’era del postumano

Computer, robot, macchine intelligenti disegnano un panorama in cui sempre piú l’uomo deve fare i conti con la tecnologia. È il mondo del postumano quello prossimo a venire. A parlarne nell’ambito del Festival Mimesis, mercoledí 15 ottobre alle 18 in sala Ajace a Udine, il professor Giuseppe O.Longo. Cibernetico, teorico dell'informazione, epistemologo, divulgatore scientifico, scrittore, attore e traduttore. Longo è oggi considerato uno dei pionieri e maggior esperto di postumano.
Postumano, ovvero uomo nuovo, fatto di carne e circuiti.
Secondo alcuni futurologi – spiega – è proprio cosí: l'uomo si starebbe trasformando in un post-uomo. In realtà questo superamento, dovuto all'azione trasformatrice delle tecnologie, è una costante nella storia dell'uomo, che quindi è sempre stato segnato dal passaggio continuo al post-umano.
Che cosa lo rende oggi piú imminente?
Il fatto che la tecnologia marcia piú rapida e ha effetti piú vistosi, quindi abbiamo acquisito la consapevolezza del passaggio: e questa, sí, è una discontinuità forte, poiché implica l'assunzione della responsabilità. Siamo ormai obbligati a considerare i rischi e i benefici delle applicazioni tecnologiche, anche se appare molto difficile governare l'evoluzione della tecnica, o meglio del simbionte Homo Technologicus. Si ha l'impressione che la tecnica abbia preso il sopravvento sulla nostra volontà e si evolva al di fuori di ogni controllo. Quando si parla di postumano, si fa riferimento all'uomo trasformato dalle tecnologie, ma anche, doverosamente, alla nuova etica postulata da questa creatura nuova.
Se i computer imitano e potenziano la mente umana, che fine fa il corpo umano e l'idea che da lì, dalla percezione, venga la gran parte del nostro sapere?
In effetti, secondo alcuni studiosi l'uomo è stato ormai superato dalle sue macchine, che lo battono su tanti fronti, compresi alcuni settori della cognizione: le estroflessioni cognitive (e mi riferisco soprattutto al computer e alla rete) possiedono ormai capacità impressionanti. Tuttavia non bisogna dimenticare che queste protesi lavorano in simbiosi con gli umani: non si possono considerare staccate da noi, come noi non ci possiamo considerare staccati dall'ambiente.
Come districarci?
Bisogna adottare un punto di vista sistemico: così come l'intelligenza umana non sta nei singoli neuroni o nel cervello, bensí nel complesso costituito da un cervello contenuto in un corpo che pesca nell'ambiente; allo stesso modo l'intelligenza artificiale sta nella stretta interazione (simbiosi) di uomo e computer, che a loro volta sono collocati in un ambiente. Adottando questo punto di vista e integrandolo con la visione evolutiva, si ottiene un quadro meno drammatico e più integrato, che corrisponde al passaggio da Homo Sapiens a Homo Technologicus (nella foto un’opera di M.Santana), un ibrido di biologia e tecnologia. Perciò quella che si potrebbe chiamare 'intelligenza del corpo' continua ad esercitare la sua funzione fondamentale, anche se nel simbionte è forse più appariscente la componente artificiale rispetto a quella biologica.
Rispetto a questi temi, come siamo messi oggi in Italia?
Non ho cifre precise, quindi vado a sensazione: e la sensazione è che, rispetto a Paesi più o meno omogenei al nostro, l'Italia sia in effetti un po' arretrata: In alcuni settori ci sono punte di eccellenza a livello mondiale, mentre in altri si nota una certa arretratezza. Per esempio le persone di una certa età sono a disagio quando debbono usare un computer e alcuni si rifiutano di farlo con grande tenacia; è un fenomeno che si può vedere da punti di vista opposti: o come la salvaguardia rassicurante di un modo di essere oppure come un tenace conservatorismo chiuso alle novità.
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