Vini Dop, traditi dalle “cimici” durante la vendemmia 2018



Durante la vendemmia 2018 gli inquirenti erano in ascolto. Le “cimici” sono state piazzate dappertutto alla Cantina Rauscedo, anche nella sala dove si riuniva il consiglio d’amministrazione.

Sotto controllo sono così finiti i telefoni fissi e i cellulari di vertici e dipendenti della società agricola cooperativa pordenonese.

Gli inquirenti – Nas di Udine e Icqrf di Udine e Conegliano, coordinati dal pm Monica Carraturo – hanno atteso un anno per verificare i sospetti affiorati nel settembre 2017.

La soffiata di una fonte confidenziale e le bollette di pesatura strappate in un cestino sono state solo le prime tessere di un mosaico che ha portato gli inquirenti ad aprire un’inchiesta per frode aggravata nell’esercizio del commercio, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei vini.

L’ipotesi investigativa è che i soci viticoltori abbiano conferito le loro uve alla cantina superando i massimali di produzione per ettaro previsti dai disciplinari Doc e Igt e che il vino prodotto con tali uve, invece di essere declassato a vino generico da tavola, sia stato comunque venduto come Doc e Igt.

Per avvalorare tale ipotesi, Nas e Repressione frodi hanno acquisito anche le immagini registrate dalle telecamere comunali posizionate vicino alla cantina, in modo da confrontare i viaggi dei camion con i carichi di uva e le bolle di consegna.

Gli inquirenti ritengono che il contenuto delle intercettazioni tradisca i dieci indagati (fra vertici e dipendenti della cantina, persino una collaboratrice stagionale addetta alla pesatura). Per le difese si tratta invece di conversazioni irrilevanti, da contestualizzare ai singoli episodi.

In una conversazione captata dagli investigatori il responsabile amministrativo della Cantina Rauscedo racconta che nell’annata 2018 hanno dovuto raccogliere uva al di sopra dei limiti imposti dalla Doc, che invece non avrebbe dovuto figurare.

In altre conversazioni si fa cenno, invece, alla necessità di non lasciare traccia scritta dei reali quantitativi di uva, affinché non se ne avveda la Repressione frodi.

In settimana, intanto, l’avvocato Stefano Zanchetta, che difende la Cantina Rauscedo, incontrerà la Procura. La tesi difensiva è che non si possa ritenere non conforme tutta la vendemmia del 2018: «Siamo convinti di poter ridimensionare la vicenda e di dimostrare che la gran parte della produzione è regolare e tracciabile e dunque di ottenerne il dissequestro. Se è stato commesso qualche errore, sarà facile individuarlo, confrontandoci con gli inquirenti sulla documentazione acquisita. Non nasconderemo nulla». —



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