Villa sovrastimata non ci fu truffa, commercialisti assolti

UDINE. Si disse che la villa d’epoca di Codroipo venduta per 605 mila euro a una società immobiliare udinese fosse stata sovrastimata e che i proventi della truffa fossero finiti nelle tasche del commercialista che aveva gestito l’operazione. E si disse anche che all’affare parteciparono pure sua sorella, un geometra compiacente e la stessa proprietaria dell’immobile.
Nulla di tutto ciò ha trovato riscontro nelle conclusioni del tribunale. La sentenza è stata pronunciata l’altra sera, a tre anni esatti dall’avvio del procedimento. Presieduto da Angelica Di Silvestre (a latere, Mariarosa Persico e Roberto Pecile), il collegio giudicante ha assolto gli imputati da tutte le accuse con la formula “perchè il fatto non sussiste”.
Quattro le persone che, per quella vicenda, erano finite a processo: i commercialisti udinesi Stefano e Patrizia Rossini, di 52 e 59 anni, chiamati a rispondere di appropriazione indebita e concorso in truffa, lui, e di riciclaggio, lei, ed entrambi difesi dall’avvocato Luca Ponti, il geometra udinese Paride Cisilino, 54, accusato di falsità ideologica in atto pubblico e assistito dall’avvocato Ezio Franz, e la proprietaria dell’immobile, Marisa Clabassi, 67, di Codroipo, imputata del concorso nella truffa e difesa dall’avvocato Eugenio Plazzotta. Il castello accusatorio si fondava sul presupposto che la villa, sita al civico 41 di via Stazione, nella frazione di Goricizza, fosse stata sovrastimata, con pari danno per la “Iniziative Giuliane srl”, di cui Stefano Rossini era amministratore unico e che nel procedimento si è costituita parte civile con l’avvocato Roberto Mete. Era stato Cisilino a firmare la perizia giurata che aveva attribuito all’immobile un valore di 635 mila euro.
Valore che l’accusa aveva ritenuto di circa 281 mila euro superiore a quello effettivo. Con la Clabassi, poi, il commercialista aveva stipulato il contratto che avrebbe tratto in errore gli organi di controllo della società. Siamo nell’aprile del 2007. Il compito di Patrizia Rossini sarebbe stato quello di trasferire 39.902 euro, ossia parte del provento della truffa, sulla Bank of Montreal. Il denaro risulta versato sul conto di un’altra persona, che poi l’aveva girato con bonifico sul conto intestato alla Rossini in una banca di Udine, dove la commercialista, il 12 marzo 2008, l’aveva infine prelevato.
Il pm Lucia Terzariol aveva concluso, chiedendo la condanna per i soli due uomini, ritenendo di sgravare di qualsiasi colpa sia la Clabassi, visto che a seguire la compravendita era stato il marito (nel frattempo deceduto), sia la Rossini, considerato che - come sostenuto anche dall’avvocato Ponti - il presunto riciclaggio sarebbe avvenuto ancor prima che venisse consumato il reato (la truffa) posto a monte dell’accusa. Più in generale, nelle rispettive arringhe, le difese avevano insistito sull’oscillazione di valori che contraddistingue il settore immobiliare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto