Vigile spia il rivale d’amore, condannato

FAEDIS. L’ha fatto per amore. Per conquistare, cioè, il cuore della donna di cui si era invaghito, ma che era già impegnata con un altro uomo. Gettare fango sul “rivale”, per screditarlo agli occhi della sua bella e sperare così di distoglierla da quella storia: ecco la strategia con la quale Enzo Galai, 58 anni, di Povoletto, contava di dirottare su di sè le sue attenzioni.
Peccato che lo ha fatto approfittando della propria divisa di vigile urbano e incappando così in tre ipotesi di reato: accesso abusivo a un sistema informatico, rivelazione di segreti d’ufficio e accesso abusivo a dati relativi alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Saccheggiando, insomma, il “cervellone” dello Sdi - il cosiddetto Sistema d’indagine a disposizione delle forze di polizia -, alla ricerca di eventuali precedenti penali a carico di quell’uomo.
Ebbene, l’operazione gli era riuscita: Galai aveva trovato quel che cercava e l’aveva mostrato alla donna di cui era innamorato. Questo, però, non solo non era bastato a convincerla a gettarsi tra le sue braccia, ma era anche costato al vigile una pesante denuncia e il non meno difficile procedimento penale che ne era seguito.
Ieri l’epilogo, con la sentenza di condanna pronunciata dal tribunale collegiale di Udine (presidente Angelica Di Silvestre, a latere Mariarosa Persico e Mauro Qualizza): 9 mesi di reclusione, con il doppio beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione.
I giudici, che hanno assorbito il terzo capo nel primo, hanno inoltre stabilito il risarcimento del “rivale” e del Comune di Faedis, dove il sottufficiale presta servizio - costituitisi parte civile rispettivamente con l’avvocato Virio Nuzzolese, dello studio Campeis, e con l’avvocato Francesco Maria Dall’Asta -, disponendo una provvisionale di 2 mila euro l’uno, in attesa della quantificazione complessiva in sede civile.
In aula, il pm Giorgio Milillo, della Dda di Trieste - competente in materia di reati informatici - aveva chiesto a sua volta una pena di 9 mesi. Il difensore, avvocato Roberto Michelutti, che ha annunciato appello e definito la sentenza «ingiusta», aveva chiesto l’assoluzione piena.
I fatti risalgono all’agosto 2010. Per accedere alle banche dati, Galai si era rivolto a un carabiniere, consegnandogli un elenco di targhe automobilistiche, tra cui quella del “rivale”, e chiedendogli le relative verifiche. Il militare, ignaro delle reali finalità dell’agente, aveva tirato fuori due precedenti amministrativi e Galai li aveva fotocopiati e inviati per posta alla donna.
Lei ne aveva chiesto conto al fidanzato e quest’ultimo, scoperte le trame del vigile, lo aveva prontamente denunciato. «Sentito a dibattimento come teste - ha ricordato l’avvocato Michelutti - il carabiniere ha spiegato come quella fosse la prassi: i pregiudizi penali venivano sempre segnalati, senza bisogno che fossero richiesti. Era una forma di collaborazione».
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