Vienna la “rossa” rischia di sparire, in ascesa la destra

VIENNA. Da quando Vienna è la roccaforte della socialdemocrazia austriaca? La risposta è molto semplice: da sempre. Tolte le parentesi della dittatura austrofascista e dell’Anschluss nazista, che modificò con la forza i connotati politici della capitale, la città è sempre stata governata dal Partito socialdemocratico (Spö).
Anche chi non frequenta l’Austria e non ne conosce la storia avrà sentito parlare della “Vienna rossa”. È una definizione che si ritrova anche nelle guide turistiche della città, per definire quel periodo successivo alla fine della Prima guerra mondiale – e al crollo dell’impero – in cui le amministrazioni socialdemocratiche del Comune diedero un vigoroso impulso all’edilizia abitativa popolare, per sopperire all’urgente necessità di un tetto per migliaia di famiglie, soprattutto per quelle appartenenti ai ceti meno abbienti.
Alla “Vienna rossa” risalgono i primi esempi di edilizia pubblica popolare, di cui uno dei capolavori – ancor oggi considerato tale – è il “Karl Marx Hof”, il più famoso “Gemeindebauten” (cioè l’edificio municipale) costruito in quegli anni, per dare alloggio a mille 382 famiglie. Per le sue dimensioni (ha una pianta che disegna una “Y” e si sviluppa per oltre un chilometro) e per la superficie dedicata a verde pubblico e a parchi gioco (fu edificato soltanto il 18,5 per cento dell’area), fu definito “la Ringstrasse del proletariato”.
La Vienna di cui stiamo parlando – molto differente da tutto il resto dell’Austria, che è profondamente conservatrice, tradizionalmente cattolica e fino a tempi recenti indissolubilmente legata al Partito popolare (Övp), la Democrazia cristiana di qui – ha scavalcato l’austrofascismo, i sette anni di regime nazista e addirittura una guerra mondiale rimanendo sempre socialdemocratica, con maggioranze assolute in tutte le elezioni.
Poi il giocattolo si è rotto. Non è stato un fenomeno improvviso. Da tempo i fondamenti ideali della socialdemocrazia davano segni di inadeguatezza. Le erano rimasti gli strumenti del potere – tanti soldi, da spendere in campagne pubblicitarie e per acquistare il consenso – che le permettevano di vincere le elezioni.
Ma era evidente a chiunque che il sistema non sarebbe potuto durare a lungo. Già nel 2005 l’Spö aveva perso la maggioranza assoluta dei voti, scendendo al 49 per cento, ma grazie al ricalcolo dei voti dispersi e al meccanismo di attribuzione dei seggi, aveva potuto governare ancora da solo.
Alle ultime elezioni, nel 2010, questo non era stato più possibile: la percentuale era scesa al 44,3 per cento e di conseguenza anche i seggi in Consiglio e in giunta erano diventati meno della metà. Per continuar a governare si era resa necessaria una coalizione e l’Spö aveva scelto di farla con i Verdi.
Le prossime elezioni, l’11 ottobre, potrebbero essere quelle della svolta. Potrebbero essere, quindi, le prime elezioni in cui l’Spö non avrà più la maggioranza dei voti, nemmeno quella relativa.
Recenti sondaggi sono concordi nell’indicare un crollo del Partito socialdemocratico al 35,0 per cento (-9,3) e una concomitante crescita del Partito liberalnazionale (Fpö) al 32,0 per cento (+6,2). In tutte le precedenti elezioni comunali di Vienna (che equivalgono a elezioni regionali, perché nella Costituzione federale austriaca la capitale ha l’autonomia e la potestà legislativa di un Land) l’Fpö aveva condotto la sua battaglia come una sfida all’Spö, proponendosi in alternativa allo “strapotere rosso”, ma senza reali possibilità di farcela.
Questa volta, invece, le chance di battere l’Spö sono reali. Tre soli punti percentuali di distanza, a tre mesi dal voto, sono niente.
È quasi certo, inoltre, che il partito della destra populista proporrà come candidato sindaco il suo leader nazionale, Heinz-Christian Strache, che è viennese e gioca quindi in casa. L’appuntamento elettorale, inoltre, beneficerà dell’effetto trascinamento dei risultati conseguiti dall'Fpö alle elezioni di primavera in Stiria e nel Burgenland, dove ha registrato due grandi successi.
Sono queste, dunque, le ragioni della grande attesa per il voto dell’11 ottobre. Alcuni, non soltanto i socialdemocratici, lo seguiranno con il fiato sospeso. Una vittoria della Destra nella capitale avrebbe inevitabili ripercussioni nel governo federale e negli equilibri negli altri Länder, ma assumerebbe anche un significato storico: la fine della “Vienna rossa”.
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