Viale Libertà vuole “resistere”
Un po’ commerciale, un po’ residenziale: viale della Libertà è una delle strade in cui si respira la pordenonesità, dove esistono ancora le piccole botteghe, i negozi di vicinato, dove un po’ tutti si conoscono. In particolare per quanto riguarda l’area a ridosso di piazza Risorgimento.
«Sì, eravamo una via di artigiani – ammette Emilio Teoharov, arrotino – ed eravamo una grande famiglia. Oggi? È tutto perso. Tanto per fare un esempio circa l’affiatamento che ci univa, organizzavamo almeno una volta l’anno una cena con i commercianti, le famiglie, i figli: tutti insieme perché, oltre a essere colleghi, siamo amici». Da anni questo non avviene più. Alcuni hanno chiuso e la crisi ha fatto il resto.
Viale della Libertà è una di quelle strade dove i commercianti etnici hanno occupato parecchi spazi: lungo la via sono stati aperti un paio di centri massaggi cinesi, fast food che cucinano kebab, un internet point e un negozio di alimentari etnico.
«Io e mia moglie abbiamo anche cercato di consigliare il ragazzo che gestisce il negozio qui a fianco – afferma Teoharov – che vende bibite e alimentari. Consigli che purtroppo non sono stati recepiti: è per noi un vero dispiacere vedere attività che non decollano, e di questo ne risente tutta la zona».
«Dal punto di vista delle serrande alzate, posso dire che oggi va un po’ meglio rispetto agli anni passati – afferma Carmen Moret dietro al bancone del bar che gestisce da quasi trent’anni –. Almeno, a fianco a me hanno riaperto un paio di attività: un’agenzia immobiliare e una società informatica. Ma per quanto riguarda i rapporti d’un tempo, quelli mi sa che non tornano più».
Viale della Libertà si sente un po’ “nella periferia del centro”. Questo perché, sebbene molti negozi distino soltanto poche decine di metri dall’area centrale, non vengono mai coinvolti in nessuna manifestazione. «Basti pensare che i nostri negozi non vengono neppure dotati del materiale promozionale prodotto dall’associazione di categoria per le manifestazioni che organizza – afferma Donata Presta, degli scampoli Primavera –. Siamo qui, a pochi metri da piazza Risorgimento, ma pare che quello sia un confine invalicabile: mai nulla che ci coinvolga. E dire che anche noi siamo iscritti all’associazione dei commercianti. E perché tutto quello che viene organizzato deve rimanere chiuso in centro? Perché non coinvolgere anche noi, qui a due passi?».
Laura Venerus
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto