Viaggi con l'auto di servizio non giustificati, l'ex vicequestore di Pordenone patteggia

PORDENONE. Ciro Pellone, dirigente della polizia in pensione, già vicario del precedente questore a Piazzale Palatucci, ha patteggiato ieri 6 mesi di reclusione, pena sospesa, dinanzi al gup Giorgio Cozzarini per peculato d’uso e abuso in atto d’ufficio.
Gli episodi contestati dalla procura di Pordenone risalgono al periodo in cui Pellone ricopriva l’incarico di vicario del questore in riva al Noncello. Pellone sostituiva in sua assenza il numero uno della polizia di Pordenone, all’epoca Diego Buso, e poteva quindi fruire dell’auto di servizio del questore per gli spostamenti di lavoro. Gli inquirenti hanno ricostruito che Pellone ha effettuato 31 viaggi fra il 2015 e il 2018 con l’auto di servizio guidata dall’autista per ragioni e destinazioni non riconducibili all’esercizio della sua funzione, per esempio il tragitto dalla sua abitazione a Mestre al luogo di lavoro. L’ipotesi di abuso d’ufficio gli è stata contestata invece per aver impiegato l’autista, dipendente pubblico. Quest’ultimo non ha avuto alcuna conseguenza giudiziaria, in quanto il pm ha concluso che si è limitato a obbedire all’ordine di un superiore gerarchico.
Quando il questore Marco Odorisio si è insediato in città, il 30 aprile 2018, nell’ambito di un’attività di vigilanza interna e di controllo sul personale dipendente, ha riscontrato anomalie nell’utilizzo delle vetture di servizio (fra le quali un’Alfa 166). Ha trasmesso pertanto una segnalazione alla procura di Pordenone e un’informativa al dipartimento di pubblica sicurezza. Recepita la documentazione, il Dipartimento ha provveduto al trasferimento di Pellone a Rovigo, dove ha preso servizio alla divisione anticrimine.
Pellone, assistito dall’avvocato Bruno Malattia, ha definito ieri la sua vicenda giudiziaria con un patteggiamento, dopo aver risarcito integralmente il danno alla pubblica amministrazione (i costi dei viaggi ritenuti ingiustificati). Il giudice ha accolto i rilievi della difesa (che ha prodotto sentenze della Cassazione in materia) in merito all’ipotesi di peculato continuato, contestata originariamente, ritenendola assorbita nel mero peculato d’uso. «L’ipotesi accusatoria e gli episodi di particolare tenuità – ha osservato l’avvocato Malattia – posti al vaglio dibattimentale difficilmente avrebbero potuto trovare conferma. Si è preferita tuttavia una soluzione che, senza costituire accertamento dei fatti, ha evitato i tempi lunghi e i disagi di un processo».
Pellone, abilitato all’esercizio della professione forense, è entrato in polizia nel 1988. Ha fatto carriera, fino a diventare primo dirigente, ricoprendo numerosi incarichi professionali in diverse sedi di servizio, da Varese a Roma, dalla Criminalpol all’Ispettorato di pubblica sicurezza della camera dei deputati a Roma. Specializzato anche in polizia scientifica, dal 2004 ha preso servizio a Venezia, dove è stato comandante della polizia stradale della provincia lagunare. Dal 2007 ha guidato il compartimento della polizia postale e delle telecomunicazioni del Veneto . Dal 2012 ha diretto la divisione polizia amministrativa e sociale a Treviso. Poi l’incarico alla Questura di Pordenone e infine a Rovigo.
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