Via Carducci, confine liberty con il quartiere multietnico

Una delle strade più eleganti della città convive con il vicino Borgo Stazione «Questo una volta era un salotto, ora le donne hanno paura di uscire la sera»

Prosegue il nostro viaggio nelle strade cittadine, per raccontare come sono cambiate nel tempo. Dopo via Muratti eccoci tra la gente e i commercianti di via Carducci

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Stefano Zucchini

In molti vedono piazzale della Repubblica come il «confine» tra una zona – quella di via Roma e via Leopardi – densa di negozi multietnici e un’altra, via Carducci, dove questi non sono ancora arrivati. Altri la descrivono come una via di «piacevole passaggio» dove però, al calar della sera si fa spazio una sensazione di insicurezza. Altri ancora riconoscono che, se dal lato architettonico e urbanistico la via è rimasta quasi la stessa, «a essere cambiate sono piuttosto la geografia umana e le abitudini».

Il viaggio del Messaggero Veneto approda stavolta in via Carducci, una delle strade di accesso al centro storico per chi arriva dalla stazione. Qui, tra splendide ville liberty, palazzi storici e il grazioso parchetto “Pascoli” ribattezzato negli ultimi anni dagli udinesi come “il giardino delle badanti”, tra alberi di ciliegio selvatico che in primavera sfoggiano i loro colori, abbiamo raccolto le impressioni di chi ci lavora da anni. Come Lorena Cruder, responsabile dell’agenzia viaggi Boem&Paretti, dalla fine degli anni Settanta in via Carducci. «La tipologia dei negozi – racconta – è rimasta sostanzialmente la stessa. Certo, sono cambiate alcune attività, ma non ci sono stati tanti avvicendamenti. Per fortuna, poi, sono rimaste molte abitazioni eleganti dell’epoca». Chi è presente da molti anni è anche Attilio Virgilio, titolare dell’erboristeria Cuman, in via Carducci dal 1985. «È una via di passaggio, soprattutto di pendolari – spiega –, e a parte qualche chiusura, negozi ed edifici sono rimasti quelli di oggi». Anche Virgilio ritiene piazzale della Repubblica una sorta di confine. «Ho molto apprezzato – commenta – le iniziative organizzate in quella zona, perché favoriscono l’integrazione. Dobbiamo imparare a riconoscerci, confrontarci nel rispetto civico reciproco e vivere sapendo che il mondo sta cambiando». Chi, come gli altri, concorda sul fatto che la via abbia conservato la sua “anima” è anche Pierluigi Saccavino, da dieci anni direttore dell’Hotel Ambassador. «La zona funziona bene e resiste ancora come area residenziale di medio alto livello. Tutti i turisti che ospitiamo – prosegue il direttore – dicono quanto Udine sia bellissima, così come questa zona». Proseguendo verso via Roma, incontriamo altre storiche attività. In questa porzione di strada si fa sentire di più la presenza di chi arriva da altre parti del mondo. «Un tempo, – racconta Olga Vuano di Dario Calzature, in via Carducci dal 1970 e prima ancora in via Leopardi – questa era una delle zone più eleganti della città. Ora – continua – aprono sempre più spesso negozi trasandati. Chi arriva da altri Paesi va accolto, ma va anche educato a rispettare gli standard di pulizia e decoro che abbiamo tutti». Anche Vuano concorda sulla percezione di insicurezza che, soprattutto la sera, si fa sentire. Stessa opinione ha Maurizio Rosso di Modaluce. «Questo, un tempo, era un vero salotto – commenta – La nostra clientela ci conosce perché siamo un’attività storica, ma da un po’ di tempo, soprattutto le signore, hanno paura a venire da noi la sera». Franco Kozman è il titolare dell’agenzia Anni Verdi ed è all’angolo tra via Carducci e via Leopardi dal 1996. «Questa sarebbe una zona stupenda – spiega –, ma negli anni è stata lasciata un po’ andare. Quello che è cambiato, come presenza commerciale – prosegue –, sono i bar. Un tempo ce n’erano di più e contribuivano ad animare la via». Vania Toniutto ne gestisce proprio uno, la caffetteria ristorante “L’Angolo dei Poeti”, e preferisce «guardare avanti – confessa – piuttosto che al passato. È una bella strada che, complice la sua geografia architettonica, non è cambiata molto. Il giardino, il palazzo della Finanza e il condominio a fondo strada, così come il palazzo della banca, hanno impedito l’avanzamento di negozi etnici. Quello che servirebbe – continua – è una maggiore illuminazione, più posaceneri nei cestini dell’immondizia, e, infine, un cartello che avvisi le corriere di non svoltare a sinistra verso via Dante perché poi lì si bloccano creando notevoli ingorghi».

Sull’altro lato della strada le attività commerciali sono poche. Tra queste Mail Boxes Etc, aperto dal 2003. Anche il suo titolare, Federico Lisetto, preferisce guardare al futuro. «La gente si stufa di cercare parcheggio – spiega – Sarebbe bello studiare delle formule per agevolare la sosta. Una sorta di fidelity card per la via, un consorzio “Udine via Carducci”. Da tanto si parla di centro commerciale naturale, ma finora poco o nulla è stato fatto».



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