Vernasso, nomi slavi e italiani scoppia la guerra delle vie

Le strade della frazione di San Pietro al Natisone (circa 200 abitanti) sono senza intitolazione. Dalla proposta di dedicarne una all’architetto Simonitti alla sfida fra indicazioni nelle due lingue

SAN PIETRO AL NATISONE. Un paese dalle vie senza nome. Una proposta d’intitolazione e, a catena, altre ipotesi di battesimo per le stradine limitrofe. Un elenco “slavofilo” (nel segno della toponomastica tramandata dalla tradizione) e uno “patriottico”: e avanti, poi, con una tumultuosa assemblea e con un referendum popolare partecipato al di là delle aspettative.

Ecco qua. È la sintesi di una storia andata in scena a Vernasso, frazione di San Pietro al Natisone, 200 abitanti circa (120, suppergiù, gli adulti, diretti protagonisti della vicenda). L’incipit riporta a diversi mesi fa, quando l’opposizione consiliare propose, con successo, di dedicare una viuzza del borgo sopra citato a Valentino Zaccaria Simonitti (1918-1989), architetto e intellettuale di confine, figura molto nota – fu, tra l’altro, presidente dell’Ordine degli architetti di Udine – originaria proprio di Vernasso.

«L’allora sindaco Manzini – ricostruisce il consigliere comunale e provinciale Fabrizio Dorbolò – aveva subito raccolto l’input. Con il passare del tempo, però, la situazione si è gradualmente incrinata, probabilmente per l’idea di estendere il processo di denominazione a ulteriori strade dell’abitato e di sfruttare, allo scopo, toponimi locali».

Gli animi, a quel punto, avevano in effetti cominciato ad accendersi. All’opzione A (via Simonitti più, come detto, nomi specchio del dialetto del posto) si era così contrapposta una lista B, rigorosamente italiana. E si era deciso, appunto, di indire un referendum, per offrire alla popolazione residente possibilità di scelta.

Non solo: via Simonitti sarebbe andata al ballottaggio con via del Mulino (intitolazione non casuale: il mulino, infatti, esiste davvero e appartiene alla famiglia dell’architetto, che proprio fra gli ingranaggi della struttura, a 8 anni, perse l’avambraccio destro). Quanto basta, per gli eredi di Simonitti, per tirarsi indietro, negando la disponibilità allo “spareggio”.

Inevitabile che il clima si surriscaldasse ulteriormente. Conseguenza: la riunione pubblica che ha preceduto il voto – avvenuto nei giorni scorsi, partecipatissimo e conclusosi con il sì alla variante italica – è stata autentica bagarre. «Una brutta pagina», contestano Dorbolò e colleghi, nonché Ezio Banelli, portavoce di una sorta di comitato costituitosi per curare l’iniziativa della denominazione.

«Chiederemo, adesso – annuncia il consigliere –, un’assemblea civica straordinaria in cui porremo in votazione un odg di solidarietà alla famiglia Banelli, che ha subito pesanti aggressioni verbali, e una mozione propositiva per onorare la memoria di Simonitti in diverso modo, a San Pietro al Natisone. E se il Comune dovesse usare a Vernasso la lista dei nomi italiani, studieremo il modo di impugnare tale decisione».

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