«Verbali non firmati, processo a rischio»

Se i verbali delle prove non sono stati firmati dai commissari possono costituire la “prova regina” per un’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio? Le difese dei cinque imputati a processo per il concorso “truccato” per l’assunzione di un vigile urbano, a maggio 2011, dopo la lunga testimonianza della presidente della commissione Daniela Nadalin e della segretaria Michela Durante, cambiano strategia tra schermaglie, contestazioni e qualche polemica. Per l’accusa, ieri sostenuta dal procuratore Marco Martani, il quadro non cambia: i testimoni hanno confermato che l’allora comandante dei vigili urbani di Sacile nonché commissario d’esame, Luigino Cancian, aveva formulato i quiz d’esame, scaricandoli da una chiavetta al pc del Comune di Porcia (costituitosi parte civile con l’avvocato Leone Bellio).
A processo, con Cancian, 50 anni, ora al vertice dei vigili di Maniago, difeso dagli avvocati Remo Anzovino e Paolo Dell’Agnolo, il comandante dei vigili di San Daniele Leonardo Zucchiatti, 51 anni (avvocato Bruno Simeoni), Stefano Lipizer, trentenne di Moruzzo (l’accusa il suo “raccomandato”), difeso da Stefano Comand, l’agente dei vigili in pensione di Pordenone Francesco D’Angelo, 68 anni (difensore Antonio Pedicini) e il rispettivo “caldeggiato”, il nipote 41enne Alessandro Furlan, di Oderzo (avvocato Francesca Cardin).
E’ durata due ore la testimonianza della presidente Daniela Nadalin, in commissione con il comandante di Pordenone Arrigo Buranel e, appunto, Luigino Cancian. Fu quest’ultimo, secondo la donna, a portare le prove d’esame, «scaricate da una chiavetta al mio pc e poi trasferite alla segretaria. Non sollevai perplessità sul fatto che le avesse formulate lui, in quanto esperto della materia». Dai test vennero esclusi quattro concorrenti (due maschi e due femmine), compreso Alessandro Furlan: «Il candidato insisteva, voleva avere ragione. Cancian sosteneva che si dovevano ammettere i due maschi, per avere graduatorie più corpose, ma mi opposi. Ricordo poi che le comunicazioni relative a lui, dovevano essere notificate a casa di D’Angelo». Di Lipizer, invece, ricordava «che era stato l’unico a non sbagliare alcun quiz e questo mi incuriosì».
Ma è sui verbali di commissione che è scaturita una animata discussione tra le parti: non erano stati firmati, le prove sì. Per le difese, quindi, si discute del nulla, di un pezzo di carta privo di valore legale e quindi di obbligo di servizio. La commissione li avrebbe firmati al termine dell’iter, solo che prima è intervenuto il sequestro dei carabinieri. Tagliano corto i giudici: «Che ricaduta avrà questo fatto sul processo lo decideremo noi».
Dopo oltre due ore di audizione della presidente, è stata sentita, per altrettanto tempo, la segretaria della stessa, Michela Durante. La funzionaria ha confermato che a ricevere i test da sottoporre agli aspiranti vigili era stata lei, che li ha poi stampati, da una chiavetta usb fornita dall’allora comandante dei vigili di Sacile. Quanto ai verbali irregolari, che a giudizio della difesa farebbero cadere le accuse processuali, la donna ha confermato che si trattava di bozze, che sarebbero state poi formalizzate in un atto ufficiale (le prove erano tutte controfirmate) al termine dell’iter. Prima, però, era intervenuto il sequestro dei carabinieri.
Prossima udienza, per testi di accusa e perito, il 3 marzo, il 31 dello stesso mese parleranno gli imputati.
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