Ventidue sale giochi quasi mille slot-machine

Oltre a 70 ricevitorie del Lotto, un bingo e 7 negozi di scommesse sportive Lo psicologo: «Il territorio ormai è colonizzato. Inutili le contromisure»
Di Renato D’argenio
Jackpot City l anuova sala giochi in via canevari, slot
Jackpot City l anuova sala giochi in via canevari, slot

Quella delle sale giochi e delle scommesse è una partita persa. I numeri che proponiamo periodicamente lo confermano. Sono l’aggiornamento dei “caduti” di questa triste guerra. Sono l’isteria dello Stato contro lo Stato che, nel suo punto più alto, si guarda bene dal mettere mano a questa macchina da soldi, a questa tassa travestita da Joker. Piuttosto l’alimenta, l’agevola con un fisco più leggero (... «allora è vero che si possono ridurre le tasse?»). E così, per dirla come Ronaldo De Luca – psicologo e psicoterapeuta; fondatore e responsabile, dal 1993, del centro di Terapia di Campoformido per giocatori d’azzardo e loro familiari –, «anche solo parlarne ti fa sentire il clown di un circo che lo Stato, per primo, vuole pieno di spettatori».

I numeri delle sale giochi

Negli ultimi quattro anni, a Udine, le sale giochi sono praticamente le stesse, mentre diminuiscono – rispetto al 2011, anno record – quelle in provincia. Ma non si gioca meno, anzi. La risposta è nell’online e nei bar che da un paio d’anni a questa parte hanno “spostato” diversi clienti. Per l’esattezza le sale giochi e biliardi – così sono registrate in Camera di commercio – in città, nel 2013, erano 22 (23 quelle registrate) e quelle in provincia 85 (95). Nel 2011 erano 23 in città e 108 in provincia. A queste si devono aggiungere i bar con slot machine, Bingo, Lotto e Superenalotto, scommesse ippiche e sportive, Gratta e vinci. A Udine ci sono 7 negozi di scommesse sportive, 9 centri di scommesse ippiche, due agenzie, una sala bingo, oltre 70 ricevitorie del lotto e quasi 1.000 slot, una ogni cento udinesi, bambini compresi.

Il giro d’affari

Il giro d’affari totale in Italia è stimato in 90 miliardi di euro, il 4% del prodotto interno lordo. Un affare talmente grande da non poter lasciare indifferente l’erario. Di quei 90 miliardi allo Stato ne restano circa dieci. In Friuli Venezia Giulia il giro d’affari stimato è di 800-900 milioni. Quasi il 70% delle persone – percentuali simili anche in Friuli Venezia Giulia – si avvicina anche saltuariamente alle scommesse. Di questi l’1% diventa un giocatore patologico che ha bisogno di aiuto per eliminare la dipendenza: in Italia sono circa 800.000 e per essere curati costerebbero 5-6 miliardi l’anno: lo Stato non spende un euro. È tutto a carico dei giocatori.

La battaglia al gioco

«La battaglia al gioco è una partita persa». A dirlo è lo psicologo Ronaldo De Luca, da vent’anni impegnato al centro di Terapia di Campoformido. «È perfino inutile parlarne; tutto rimane come prima, anzi peggiora. Mi pare di portare acqua al mulino di chi fa gli affari, ci si sente come dei clown in uno spettacolo da circo. Mi spiego. La prima schizofrenia è lo Stato contro lo Stato: Roma propone il gioco a tutti i livelli; le Regioni, le Province i Comuni pensano a norme per ridurne la portata, il pericolo. C’è un paradossale conflitto di interessi, peraltro inutile. Il territorio, ormai, è colonizzato: se non giochi nelle sale, lo fai dal computer di casa o dallo smartphone. Non serve a nulla neppure confrontarsi sulle possibili contromisure. Una su tutte: sale giochi almeno a 300 metri dalle scuole. Ma se i ragazzi i giochi ce li hanno sul telefono, di cosa stiamo parlando? Hanno mandato migliaia di bombardieri sulle città e ogni tanto fanno partire ambulanza. Allo Stato interessa solo incassare e tutto, compresi i numeri, non contano più nulla; sono fuorvianti. Dico queste cose dal Duemila, l’unica cosa che è cambiata è l’offerta di giochi: sono sempre più».

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