Veneto Banca, la rabbia dei soci: “Truffati, derubati e umiliati”

Il racconto delle vite riflesse nei conti in banca. Alcune parolacce, pochi exploit. Tanta rassegnazione

MONTEBELLUNA. Oltre 7mila soci presenti. Un'ottantina di interventi. I protagonisti vogliono essere loro: i soci, per l'ultima volta possono dire, votare, contare. Sul palco storie di vita, di risparmi, di veneto. Famiglie, pensionati, importanti imprenditori, lavoratori, sindacati.

Tra rabbia e paura. Qualche nodo in gola. Poche urla, qualche parolaccia. Molta semplicità nel mettere davanti a tutti la propria vita, oggi riflessa in un conto in banca. Gli aggettivi più frequenti: "Truffati e derubati".

“Sono arrabbiatissimo” esordisce dal palco un socio. “Parlo a livello personale: gli imprenditori schiacciano i piccoli risparmiatori e li costringono a dire sì”.

Ma il socio voterà no: guarda dritto il tavolo del Cda e dice: “Ma con che facce vi presentate qui oggi in assemblea? Io giro senza scorta, e mi chiedo: come mai oggi siamo blindati dalle forze dell'ordine? Ci sarà un motivo? Troppe umiliazioni, i nostri avi vi avrebbero mangiato vivi”.

Questo socio è azionista dal 1985: "Tutti i risparmi li ho investiti nella vostra banca e mia moglie mi prendeva in giro. Me l'avete messa nel sedere con la vasellina”.

Gli interventi si susseguono: molti chiedono le dimissioni. C'è chi accusa la “troppa fretta” facendo un parallelo con i diversi tempi della Popolare di Vicenza che sarà in assemblea il 19 marzo 2016.

Chi dice chiaramente: "Io sono stato truffato. Non lo volevo il rischio, ma il funzionario che mi ha venduto le azioni e obbligazioni mi ha detto che erano sicure che anche lui le aveva comprate e mi ha fregato. Ora la mia fiducia l'avete persa".

C'è Francesca Bastianello che ha "convinto l'intero condominio a diventare azionista di Veneto Banca". "Ora non lo farei mai più" dice. C'è anche un imbianchino immigrato, entrato in Italia regolarmente 15 anni fa. Ha messo in banca 30 mila euro.

E ha fatto investire anche la figlia. "Ora che gli dico? Che abbiamo perso tutto" spiega narrando la propria storia: quella di un'incidente dall'impalcatura, caduto da 9 metri e costretto a "camminare con le mani". Solo un azionista fa direttamente nomi e cognomi dei colpevoli del "disastro". Anzi, solo un nome e cognome: "E' colpa di Vincenzo Consoli".

Parla dal palco anche Andrea Tomat, imprenditore della Lotto Sport: “Sono qui per voltara pagine. Sono pronto ad anni difficili, ma io ci sono”.

Segue Giovanni Schiavon, leader dell'associazione dei piccoli azionisti e dice che Luca Zaia ha le sue responsabilità. “Il controllo della nostra economia è passato per Francoforte – continua – la latitanza politica regionale non va bene, dobbiamo valutare bene e con attenzione tutto quello che è accaduto”. E dice: “E' vero, dobbiamo guardare avanti ma la nostra non è neanche una scelta”.

"Trasparenza, profitti, chiarezza - sono il mantra di Matteo Cavalcante portavoce dell'associazione Per Veneto banca che rappresenta il 9% del capitale sociale - Oggi presentiamo un nuovo piano industriale perchè siamo convinti che questa banca possa avere un futuro. Ma serve una nuova squadra e servono professionalità e competenza",

Poi il piccolo azionista Giorgio Bortoli avverte: “Siamo preoccupatissimi: questa è una banca veneta e noi siamo veneti e abbiamo paura di Francoforte: questi sono i soldi dei nostri "veci" che hanno faticato e fondato questa banca”.

E l'azionista Franco Visa tuona contro i maxi stipendi dei consiglieri ormai usciti come Matteo Zoppas e Alessandro Vardanega che era anche vicepresidente. E chiude: “Io voto no perché avete devastato questa banca”.

A prendere la parola per i lavoratori c'è il sindacalista Massimiliano Paglini della First Cisl che dice di “rappresentare il lavoro”. Paglini chiede il conto agli amministratori, “sì all'azione di responsabilità” e poi avanza un tetto per gli stipendi dei manager oggi “pagati come calciatori di serie A”.

Segue per la Fabi il bergamasco Giuseppe Algeri: "Mi sembra che abbiamo tutti la memoria corta. Questo non è il primo scandalo bancario. Attraverso degli artifizi ci avete fatto credere in passato di non essere una banca in crisi, ma non era così. Ora abbiamo bisogno di trasparenza, servizi di qualità e attenzione ai dipendenti".

"Dobbiamo fornire le giuste soluzioni ai nostri clienti - continua - pretendere un modo diverso di fare banca. Il bravo dipendente non è quello che sotto pressioni commerciali fa affari per raggiungere il budget".

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