Venditti in concerto incanta il Friuli: "Questa notte dormirei qui"

Il cantautore romano a Villa Manin. Le sue canzoni hanno fatto la storia e sono bastate poche note per creare la magia

CODROIPO. «Ma questo luogo è ‘na favola..stasera dormirei qui, come fece un tempo Napoleone». La conosce bene villa Manin Antonello Venditti. L'ultima volta qui fu nel 2008. Ma lui ne ricorda un altro di concerto, quello del ’92. «Fu storico» dice entrando in scena. Scegliendo – volutamente – di salutare senza usare il microfono «per avere un contatto naturale».

Con tutto e con tutti. E poi basta una nota per creare la magia. Ci sono lui e il pianoforte. Dietro, illuminata, la dimora dell'ultimo doge di Venezia. E il resto scompare. Canta “Sotto il segno dei pesci” ed è l’inizio di una storia. La sua. Si racconta il cantautore. Parla della sua vita, della sua carriera, della sua Roma, di quelle estati mitiche che trasudavano d'arte e cultura.

Dal brano («il più bello che ho scritto che quasi quasi potevo fare a meno di scrivere gli altri») "Sora Rosa" – composto a 14 anni così come "Roma Capoccia" – alle canzoni degli anni 2000. Nel mezzo Antonello parla con il suo pubblico (quasi 2.000 i presenti). Che poi definirlo così non rende. «Come vi devo chiamare? Compagni? Fratelli?». «Amici» urla qualcuno. «Bravo, amici e allora questa la dedico proprio a voi». E "Ci vorrebbe un amico" è un unico coro.

Si racconta Antonello. Racconta degli anni ’70, dei sogni di quella generazione e di come la droga se ne portò via tanti di loro. "Lilly" è un pugno che arriva diretto allo stomaco. È vita, è morte, è dolore. Racconta di adesso, dei giorni nostri, i tempi “di Google”. «Ma chi sarà mai sto Google? Ormai abbiamo annullato il tempo e lo spazio. Si rischia di cancellare la storia…E io c’ho sto tarlo che non mi fa dormire la notte..Mah..meno male che ho scritto canzoni» aggiunge sorridendo. Ecco “Notte prima degli esami", "Peppino", Unica”, “Dalla pelle al cuore”, "Che fantastica storia è la vita". «E pensare che rischiavo di non esserci stasera per colpa di un pezzo di carne. E non è tutto ieri sera Udine mentre stavo per morire qualcuno mi ha rubato il cappello. Chissà che non ci sia già qualche filmato su internet». Aneddoti. Di quelli che si raccontano agli amici appunto. Sul palco con lui ci sono Danilo Cherni e Angelo Abate alle tastiere, Alessandro Canini alla batteria e Amedeo Bianchi al sax. Dal pubblico una ragazza gli chiede in regalo un abbraccio per il suo compleanno. Antonello non si tira indietro. «Mi avete fatto passare una serata fantastica».

Il legame è diretto con la gente, c'è sintonia, c'è feeling. Intona "Amici mai" e "Alta marea". Tutti in piedi per "In questo mondo di ladri". Arriva il momento del bis. In scaletta c’è anche "Grazie Roma". Ma il concerto – targato Euritmica – si chiude con "Ricordati di me". E allora, quando si ritorna al parcheggio, come si fa tra amici, c’è chi intona il coro. E lo si canticchia mentre da qualche auto arriva la voce di Antonello a chiederci ”Dimmi cos'è che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani". E la risposta sembra essere proprio lì. In quel canto sulla strada di casa.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto