Vendite su facebook di trattori e rasaerba In carcere per truffa
Pubblicava sulla piattaforma marketplace di Facebook annunci per la vendita di trattori e rasaerba, utilizzando anche falsi profili. È finito in carcere per truffa aggravata dalla minorata difesa delle vittime.
Il pm Monica Carraturo gli ha attribuito 17 raggiri, per un totale di oltre 24 mila euro incamerati grazie agli acconti, contestandogli anche il reato di sostituzione di persona per nove episodi. L’indagato Giuliano Moretto, 51 anni, di origine torinese e residente ad Azzano Decimo, attende ora la convalida dell’arresto.
Sedici truffe sono state perpetrate fra il 25 marzo e il 24 maggio 2019, nell’arco quindi di soli due mesi, fra Pordenone e Azzano Decimo. Un raggiro, invece, è stato commesso il 25 novembre 2018.
Qual era la tattica? Gli inquirenti ipotizzano che l’autore abbia indotto gli acquirenti in errore sulla serietà della trattativa negoziale, procurandosi un ingiusto profitto, spacciandosi in nove casi per altre persone o per dipendenti della ditta di Bolzano Sanoll trattori.
Un compressore agricolo, una bicicletta Atala, motocarriole cingolate, tosaerba, trattori: questo l’elenco della merce proposta in vendita e mai arrivata agli acquirenti, nonostante i bonifici versati su due conti correnti bancari oppure su una postepay.
Dopo aver ricevuto i soldi, il venditore spariva e non rispondeva più al telefono. In un caso l’autore del raggiro ha accampato scuse, chiedendo altri soldi all’acquirente per le tasse doganali: il tagliaerba di marca Castelgarden era bloccato alla dogana tedesca. Alcuni clienti hanno contattato la ditta di Bolzano, scoprendo che era del tutto ignara del raggiro online e che non conosceva il sedicente venditore.
L’indagine è stata condotta dalla task force anti-truffa istituita dal procuratore Raffaele Tito all’interno della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri al palazzo di giustizia. I detective dell’Arma sono risaliti a Moretto dall’intestazione dei conti correnti e della postepay sui quali sono stati effettuati i versamenti, nonché dal numero di cellulare e del telefono fisso utilizzati per contattare i clienti.
Quanto alla circostanza aggravante, è stata contestata in relazione al fatto che le truffe sono state commesse in condizioni di tempo e luogo tali da ostacolare la capacità di difesa delle vittime: i contatti telematici e a distanza non consentono alla persona offesa di controllare l’identità e la serietà dell’interlocutore, né l’esistenza del bene messo in vendita.
Dalla procura di Pordenone giunge un monito a chi fa acquisti online: le truffe si annidano nella rete, bisogna fare molta attenzione. Durante l’emergenza coronavirus si è assistito a un’impennata dei reati informatici: dalle truffe alle clonazioni delle carte di credito. Per evitare spiacevoli sorprese, è sempre preferibile pagare in contrassegno, all’arrivo della merce. —
I.P.
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