Vende meno dischi e si appella ai clienti per non chiudere

UDINE. «Senza l’aiuto di chi ama musica e cultura, negozi come questo chiudono...». Stampatello maiuscolo nero, su un foglio A4 bianco. A quelle cinque righe Francesco Senatore affida 7 anni di fatiche, 7 anni di lavoro, 7 anni dello “Stylus phantasticus”, il negozio di musica classica di via dei Calzolai, proprio a ridosso di piazza Duomo.
La crisi economica ha colpito tutti i settori della vita, ma forse la cultura è stata la più bersagliata. «Le istituzioni tagliando i fondi alla cultura hanno mandato un messaggio chiaro e inequivocabile – spiega Senatore –. E quindi le persone scelgono di rinunciare a un libro, alla musica o al teatro. Magari preferiscono una pizza, un’uscita con gli amici. Liberissimi, ovviamente, ma con il mio messaggio avverto che un negozio se non ha clienti, banalmente, chiude».
Insomma, un avviso in piena regola. «È un campanello d’allarme pensato prima di tutto per i clienti abituali – continua Senatore – perché negli ultimi mesi ne ho visti passare tanti, troppi, davanti alla vetrina, fermarsi a guardare dentro e poi tirare dritto».
Un atteggiamento che inevitabilmente ha ripercussioni sul bilancio dell’attività. «Non abbiamo un bacino d’utenza enorme perché proponiamo soltanto musica classica – spiega Senatore – e se quel bacino si riduce, i conti non tornano. Rispetto all’anno scorso il calo d’affari è del 30%. Ora arriverà il periodo natalizio, ma se paragono lo storico 2012 agli anni precedenti, è sempre andata peggio». Senatore arriva a Udine da Milano.
«Ho seguito la carriera di mia moglie – spiega –. Arrivato in città è successo tutto quasi per caso: non avrei mai immaginato d’aprire in negozio di musica classica. Ma ho assecondato una mia passione perché ho sempre amato questo genere. Ed eccomi qui. Collaboro anche con il teatro Giovanni da Udine, ho alcuni clienti affezionati. Insomma, il negozio è radicato, ma la crisi e la scelte di risparmio sulla cultura lo hanno messo seria difficoltà. E, rientrato dalle vacanze, mi sono inventato quel cartello. Volevo soltanto avvertire i miei clienti del rischio che stavo correndo».
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