Valvasone, la bellezza composta della città del silenzio

Così il giovane Pasolini descriveva il paese sorto attorno al Castello del Lupo che accolse Papi, nobili e anche Napoleone.Tra vicoli, piazzette lastricate di pietra, corti fiorite, chiese e splendidi palazzi di epoche diverse il tempo pare essersi fermato 

«Questa è bellezza, e come la vera bellezza, non è semplice, ma composta: è occorsa la sovrapposizione dei secoli (…)». Il giovane Pier Paolo Pasolini, nel 1947, chiudeva così una magnifica descrizione del paese a lui caro fin dall’adolescenza e nel quale insegnava, che definì anche “la città del silenzio”. Da allora, Valvasone non è cambiata granché.

Secoli sovrapposti

L’intero borgo storico di Valvasone si è sviluppato attorno al suo castello, sorto sulle fondamenta di una torre difensiva d’epoca tardo antica e già menzionato in documenti del 1206. Ne furono signori per molti secoli i conti di Valvasone (che alla fine del XX secolo hanno ceduto al Comune l’intera struttura), il cui stemma, un lupo nero in campo bianco, spiega perché si chiami anche “Castello del lupo”.

È la somma di una lunga serie di interventi succedutisi nei secoli a privare di torri, cinte murarie e ponti levatoi l’attuale massiccio e composito edificio, in cui sono ben evidenti particolari trecenteschi accostati ad altri di secoli successivi.

Dopo una lunga chiusura e restauri più che ventennali, il castello è visitabile (apertura regolare la prima domenica di ogni mese, oltre ad altre occasionali) e consente di ammirare, nei diversi piani, la grande cucina con l’ampio focolare, la cappella privata decorata con stucchi del Seicento, il teatrino del Settecento, l’entrata d’onore d’inizio Ottocento negli appartamenti di rappresentanza che accolsero papi, nobili e anche Napoleone Bonaparte. E, ovunque, affreschi sulla storia di un edificio così significativo da essere riconosciuto monumento nazionale.

La meridiana

“Nihil tempore pretiosius”: “nulla è più prezioso del tempo”, ricorda la meridiana del quattrocentesco Palazzo Gandini, tra la medievale Torre delle ore che segna l’ingresso al borgo e il seicentesco pozzo in pietra. E pare che quel tempo così prezioso lo si sia voluto fermare tra i vicoli e le piazzette lastricate di pietra, tra le corti fiorite e i silenzi.

Tra gli edifici più antichi, con i lunghi porticati esterni o con facciate lineari ma decorate da motivi a colori pastello. Come la chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Antonio Abate con annesso l’ospitale, oggi abitazione privata, già presenti nel 1355.

Tra gli edifici rinascimentali, sono notevoli il Palazzo del Conte Eugenio, conservato intatto e la Casa della Pieve, che incorpora la trecentesca chiesa di San Giacomo. Sono seicenteschi, poi, Palazzo Tamburlini con le sagome sporgenti dei camini interni e lo scenografico Palazzo Fortuni, sono del Settecento il Palazzo della Donna, oggi sede comunale e Palazzo Pinni, che delimita piazza Castello e sul retro svela un magnifico parco, dove si trovano i resti di un torrione del castello.

Affreschi ritrovati

Proprio Palazzo Pinni, la scorsa estate ha dato un nuovo aspetto a piazza Castello, grazie al restauro che ha reso più leggibili i colori della sua facciata di origine medievale, e dove i lavori hanno riportato in evidenza figure religiose e indizi di altre figure dai dettagli trecenteschi, nei secoli perdute in conseguenza dell’apertura di finestre.

Ancor più recentemente, nuove opere sono emerse dal restauro dell’antico mulino ad acqua: oltre al trittico di figure sacre oggetto del restauro della facciata completata nel 1473, come indicato in essa, sotto uno strato di intonaco è apparso anche un leone marciano accompagnato da un leone rosso rampante, simbolo della famiglia dei Cuccagna, legata ai conti di Valvasone. E si aprono nuovi scenari per lo studio della storia del borgo. (turismofvg.it).

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