Vademecum del buon sindaco: come vestirsi, stare e tavola e accogliere un ospite

UDINE. Un vademecum sul cerimoniale e il protocollo in uso fra enti territoriali: il titolo della pubblicazione è “Come fare quando… “ ed è stato inviato dalla presidente della Regione, Debora Serracchiani, a tutti i sindaci del Friuli Venezia Giulia. Contiene consigli su quale tipo di abbigliamento indossare, su come accogliere gli ospiti e come comportarsi a tavola. Insomma, è una sorta di galateo del buon amministratore.
Ecco i punti essenziali e cominciamo con l’igiene personale
- Sì ad acqua, saponi e deodoranti
- I profumi vanno usati con moderazione
- Gli indumenti devono essere puliti e ordinati
- Le mani curate, i capelli pulti e ordinati
Passiamo all’abbigliamento e analizziamo quello per la donna
- Gonne al ginocchio e pantaloni
- Maniche al gomito
- Abiti sempre di colori tenui
- Calze e scarpe chiuse anche d’estate
- Pochi gioielli e poco profumo
E gli uomini?
- Devono indossare un completo blu, grigio o gessato (a riga stretta), mai nero
- Giacca chiusa, sobrietà nelle cravatte
- Camicia azzurra a tinta unita o righino di giorno
- La camicia bianca è prerogativa della sera o dell’abito da cerimonia
- Calze scure al ginocchio e scarpe nere sempre legate
Cosa deve fare un sindaco quando riceve un ospite?
- Ci sono precise posizioni e azioni da assumere e compiere per rispecchiare anche in senso fisico quelle differenze di sostanza che sempre ci sono e che riguardano gerarchie, potere, vicinanza o lontananza di intenti e sentimenti di più o meno amicizia
- Più importante è l’ospite che si riceve, più il padrone di casa “si scomoda” allontanandosi dala propria scrivania per andargli incontro. Lo si accoglie sulla porta dell’ufficio se si è di grado gerarchicamente inferiore, al piano (in cima alle scale o alla porta dell’ascensore) se è pari grado o al portone dell’edificio se è di grado superiore
- E’ opportuno che al portone ci sia sempre un addetto all’accoglienza che accompagni l’ospite al cospetto del padrone di casa
- E’ sempre il subalterno che saluta per primo il superiore. Il sindaco è, dunque, tenuto a salutare per primo le autorità di grado superiore
- La stretta di mano deve essere asciutta e decisa: meglio avere le mani curate, con dita curate e unghie non mangiucchiate, che denotano insicurezza. Deve protarsi per circa tre secondi oscillando di poco l’avambraccio vero l’alto e il basso. In questi brevi istanti di guarda negli occhi l’astante mentre si pronunciano le parole di saluto
Ma non finisce qui: ci sono regole da seguire (e non poteva essere altrimenti) anche a tavola
- Si accosta la forchetta alla bocca e non la faccia al piatto. Se tra un boccone e l’altro si desidera un momento di pausa, le posate vanno collocate con le punte incrociate al centro del piatto e i manici posti come le lancette dell’orologio che puntano le 20.20. Pane e grissini si spezzano sul piatto.
- Prima di bere ci si pulisce la bocca con il tovagliolo. Il collo della bottiglia va avvicinato al bicchiere senza toccarlo.
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