La lite per il monopattino finisce a bottigliate: rissa in centro a Pordenone

Residenti esasperati dopo l’ennesimo episodio: «Più vigilanza». Acquisite le immagini delle telecamere per ricostruire l’accaduto

Ilaria Purassanta
La polizia intervenuta sul luogo della rissa
La polizia intervenuta sul luogo della rissa

La zuffa, cominciata nella sera del 7 agosto in viale Trento, è finita a bottigliate in piazza Risorgimento, sotto gli occhi sbigottiti degli avventori dei bar e dei passanti. Due giovani rimasti a torso nudo nella foga, un 27enne marocchino e un 24enne tunisino, entrambi operai, sono stati visti accapigliarsi fra di loro. Uno dei due è finito a terra, sotto al porticato del bar. Altri hanno cercato di dividere i litiganti e una passante ha telefonato al 112: tre minuti dopo è accorsa la squadra volante a placare gli animi, fra grida e strattonamenti in una mischia più ampia e confusa. In supporto pure i carabinieri.

È stata Nadia Cuzzolin, che portava a passeggio il cane, a digitare subito il 112. «Ho visto una banda, si prendevano a bottigliate, anche in faccia, era pericoloso – racconta –. Si buttavano le bottiglie. Ho chiamato il 112. Erano almeno cinque per banda, giovani tutti extracomunitari. Io mi sono allontanata velocemente, se magari uno di loro avesse visto che avevo il telefonino in mano avevo anche paura di essere presa a menate». Nadia si fa portavoce di un sentimento diffuso nel quartiere, ma non solo. «Noi siamo qui, in una bellissima piazza, perché – si è domandata – non viene controllata più spesso? Qua c’è spaccio, c’è di tutto. C’è un nuovo sindaco, che dovrebbe essere bravissimo, ha promesso tante cose. Prometta soprattutto una vigilanza qui in piazza Risorgimento, perché ne vediamo di tutti i colori».

Il ragazzo e la sua amica, salita con un monopattino in mano sulla volante, sono stati portati in questura e sono stati identificati. La ricostruzione dell’accaduto nella serata di giovedì era ancora al vaglio della polizia di Stato. In tal senso la visione della videosorveglianza, già acquisita, risulterà cruciale per definire ruoli e profili di responsabilità. L’alveo circoscritto dagli inquirenti, al momento, è quello della lite, non di una rissa. L’altro giovane coinvolto se ne è andato, salvo ritornare, in piazza, circa un’ora dopo.

«Mi sono dovuto cambiare, ero sporco di sangue», ci ha raccontato, mostrando escoriazioni su braccia, una mano e sul collo e affermando di avere un dito rotto. Il 27enne marocchino non ha voluto dire il suo nome. Non è andato in ospedale a farsi medicare («aspetterei tutta la notte») e ha detto di non voler sporgere denuncia. Ecco la sua versione dei fatti fornita con l’aiuto di un testimone per le difficoltà con l’italiano: ha prestato il suo monopattino, di cui ha lo scontrino, a un amico, che lo ha lasciato davanti al kebab e qui la coppia lo ha preso, ha chiesto alla ragazza di restituirlo. «Lei ha detto che le ho dato due schiaffi, ma non è vero, io non l’ho toccata. Lui mi ha picchiato con le bottiglie: sono pieno di graffi». 

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