Va a Ghezzi il capannone dell’Alexander

Maniago, il titolare della Medesy, impresa che produce strumenti dentali e chirurgici, si aggiudica l’asta: sua l’unica offerta

MANIAGO. E’ Claudio Ghezzi, titolare della Medesy, impresa maniaghese che produce strumenti dentali e chirurgici, a essersi aggiudicato all’asta il capannone dell’Alexander, l’ultima industria di coltellerie, fallita il 29 giugno. Alla procedura competitiva è stata presentata un’unica offerta: al di là di Ghezzi, nessuno si è fatto avanti per l’acquisizione dell’immobile, sebbene si vociferasse di una cordata di imprenditori interessati.

Il 59enne maniaghese gestisce la Medesy, fondata nel 1982, assieme ai figli Lisa, di 30 anni, e Diego, di 28, che si occupano rispettivamente di marketing e di ricerca e sviluppo. Ghezzi conosceva già il capannone dell’Alexander: a metà 2012 ne aveva, infatti, preso in affitto una porzione. La scelta dell’imprenditore è di fatto coraggiosa, visto il notevole investimento per l’acquisto effettuato in un momento di crisi, cui necessariamente si aggiungeranno altre spese per apportare migliorie allo stabile, edificato negli anni Settanta. «Abbiamo ritenuto che questo fosse il momento opportuno per l’acquisto, nonostante i tempi difficili – commenta Ghezzi –. Si tratta di una scelta dettata soprattutto dal fatto che crediamo molto in quello che facciamo. Oggi abbiamo esternalizzato parecchie fasi produttive e avevamo bisogno di maggiori spazi per un controllo e una gestione costanti e precisi della nostra filiera, al fine di garantire un elevato livello qualitativo dei nostri prodotti e ottimizzare il servizio ai clienti». La Medesy esporta, infatti, i suoi prodotti in 103 Paesi, dall’Europa all’Asia, agli Stati Uniti, e conta una trentina di addetti.

Sugli scenari futuri e sulle possibilità di uno sviluppo aziendale Ghezzi non si sente di scartare a priori alcuna possibilità: le ipotesi, in qualsiasi senso saranno formulate, richiederanno però attente valutazioni. «Non mi sento di dire ora se ci saranno i margini per implementare il numero dei dipendenti», spiega. Anche sul fronte di nuove produzioni, che andrebbero ad aggiungersi a quella di strumenti dentali e chirurgici e tra le quali potrebbero essere contemplati anche i coltelli, Ghezzi dimostra, seppur con le dovute cautele, massima apertura. «Di certo porteremo avanti la fabbricazione dei nostri strumenti, impegnandoci a dare sempre il massimo – dichiara –, ma non escludiamo di poterci concentrare, in un secondo tempo, anche su altre produzioni, se ci saranno le condizioni ottimali e opportune. Non siamo esperti coltellinai, ma tutto è possibile. Al momento, questa non rappresenta per noi una priorità».

La famiglia Ghezzi è, comunque, già legata al mondo dei coltelli: il padre Guglielmo era, infatti, uno dei direttori del Coricama (Coltellerie riunite Caslino e Maniago), il primo vero insediamento industriale per la produzione di forbici e coltelli in Italia, cui aveva dato vita nel 1907 il tedesco Alberto Marx. Già nel dopoguerra il Coricama produceva, proprio come la Medesy, strumenti per la chirurgia. Il curatore fallimentare Antonio Piccinini ha espresso soddisfazione per l’esito dell’asta, in particolare per la rapidità con cui si è concretizzata la vendita, viste le difficoltà economiche e la mancanza di liquidità che caratterizzano il settore industriale. Inoltre, la speranza del curatore, come quella del sindacalista di Cisl Massimo Albanesi, che ha sempre seguito da vicino la situazione dei dipendenti di Alexander, è legata alla possibilità che, nel difficile panorama occupazionale maniaghese, la scelta dell’acquisto sia indirizzata verso la creazione di nuovi posti di lavoro. Quanto all’iter fallimentare di Alexander, Piccinini sta procedendo con l’inventario di macchinari e materiali.

Giulia Sacchi

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