Un’architettura razionalista firmata negli anni Settanta dall’architetto Gino Valle
L’edificio, di proprietà dell’Inail, fu costruito nei primi anni Ottanta e si colloca nel centro direzionale di via Vecchia Ceramica. Ospita, oltre all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro...

L’edificio, di proprietà dell’Inail, fu costruito nei primi anni Ottanta e si colloca nel centro direzionale di via Vecchia Ceramica. Ospita, oltre all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, Inps, Dtl, Aas 5 e studi privati. Progettato dall’architetto udinese Gino Valle, lo stabile è caratterizzato da un’architettura razionalista con il piano inferiore a pilotis. Strutturalmente è stato suddiviso in cinque corpi di fabbrica giuntati sismicamente. L’edificio risulta caratterizzato da moduli indipendenti dotati di scala interna con due ascensori, un montacarichi e una scala di emergenza. Sono cinque i piani fuori terra, l’intervento non riguarderà il pianterreno. Ogni modulo comprende una zona centrale dove sono collocate le aree di servizio (scale, ascensori, montacarichi, bagni e magazzini) con pareti in muratura o cartongesso. Due corridoi simmetrici connettono la zona centrale agli ambienti periferici suddivisi a seconda delle esigenze con pareti mobili. Dal pun to di vista urbanistico l’edificio oggetto di intervento ricade in zona omogenea 1 di riqualificazione urbana, ma il piano attuativo non risulta messo in atto. L’intervento, ad ogni modo, «non modifica i parametri urbanistici ed edilizi e non comporta modifiche all’aspetto esterno dell’edificio». La storia di quel contesto urbano è stata analizzata e descritta, peraltro, in occasione di Pordenonelegge 2016 grazie a due volumi: “Pordenone novecento”, curato da Moreno Baccichet, Andrea Catto e Paolo Tomasella, e “Architettuta e città, Pordenone dal primo Novecento agli anni Settanta” di Annalisa Avon. Nel primo sono state censite 150 di 350 opere facendo emergere le dinamiche che hanno portato la città a diventare così. Dal secondo emerge la storia urbanistica e non solo, dei primi settant’anni del Novecento. Se la parabola espansiva è finita, emerse, ciascun residente nel Friuli occidentale beneficia di 340 metri quadrati di edificato. Senso di comunità e radici culturali solide impediranno il saccheggio urbanistico della Destra Tagliamento. In passato, tuttavia, il contesto politico-sociale aveva creato eventuali o apparenti “giganti dal forte impatto”, tanto da affibiare a Pordenone la nomea di “città di cemento”. Nel 1969 un manifesto della Pro, uscito in occasione del dibattito sulla riqualificazione dell’area Galvani, metteva in guardia: «Cerchiamo che le future generazioni non abbiano in eredità solo una targa e un terrazzino». Intanto, però, nasceva il Bronx: «Una operazione speculativa immensa».
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