«Una metropolitana leggera sarebbe più efficace del tram»

Alessandro Verona: «Limitato pensare ai soli utenti del centro e agli universitari» «La proposta del sindaco è un passo verso il futuro non un ritorno al passato»



«Se calato in un contesto di area vasta, senza limitarlo al solo centro di Udine, il progetto di riportare il tram in città pare trovare un consenso ampio e soprattutto trasversale».

Lo conferma l’architetto Alessandro Verona, che considera la proposta lanciata dall’amministrazione Fontanini (e supportata da un primo studio dell’Università di Udine) tutto fuorché una visione nostalgica della città. «È un passo verso il futuro, non un ritorno al passato».

Ecco perché Verona, piuttosto che di Tram, preferisce parlare di metropolitana leggera, rispolverando quel modello, almeno sotto l’aspetto terminologico, lanciato anni fa dal sindaco di Tricesimo Roberto Vattori.

«Un collegamento di questo tipo – chiarisce Verona, che nel 2014 ha realizzato uno studio sulla mobilità del capoluogo friulano per la Camera di commercio – potrebbe rendere il trasporto pubblico più efficiente e più appetibile: credo che la città di Udine sia pronta per accoglierlo».

Per ora una prima ipotesi progettuale del tram prevede un collegamento tra la stazione dei treni e l’ospedale, spingendosi fino alla zona universitaria dei Rizzi. Un tracciato di 5 chilometri il cui costo, stando alle previsioni di Sandro Fabbro, docente di Urbanistica all’Università di Udine, che ha seguito diverse tesi di laurea sull’argomento, l’ultima delle quali con l’architetto Mirco Varutti, si aggira attorno ai 50 milioni di euro (più altri 10 milioni per l’acquisto dei vagoni del tram). Per rendere in qualche maniera sostenibile l’investimento, che non può prescindere da un intervento pubblico, serve però un incremento dei passeggeri sulla tratta, che dovrebbero passare dagli attuali 7 mila a 10 mila. «Non dobbiamo limitarci solo agli universitari – chiarisce Verona –, ma tenere conto anche delle esigenze dei ragazzi delle superiori. Credo che il numero sia facilmente raggiungibile». Ciò che conta, per l’architetto udinese, è non parlare di tram a uso esclusivo del centro storico, ma allargarlo (e integrarlo) con i territori che circondano Udine. «Serve un ragionamento di area vasta – continua Verona – con un bacino di utenza molto più ampio: penso a coloro che raggiungono la città utilizzando la ferrovia Fuc o chi proviene dall’hinterland». Non andrebbe tralasciata nemmeno la zona di Udine Sud, polo dell’innovazione. «A Udine la dorsale principale del trasporto pubblico, da vent’anni a questa parte, è sempre rimasta la stessa –. Non posso pensare che la situazione, in questo lasso di tempo, non sia mutata».

Un progetto ad ampio respiro quindi, che va pensato non limitandosi solo agli aspetti meramente economici, ma considerando anche i benefici ambientali, sociali, turistici. La metropolitana leggera può avere un senso se calibrata come terminale di una rete di collegamenti in grado di far arrivare a Udine tutti quei pendolari che ogni giorno si riversano sulle strade causando traffico, incidenti, disagi. «Serve un approfondimento sul tema dell’interscambio modale», chiosa Verona.

Un tema, quello del tram, di grande interesse per la cittadinanza, che sarà affrontato mercoledì, alle 18, nell’ambito di un dibattito organizzato dal Comune di Udine in sala Ajace. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto