Una giornata con Delrio per Giovanni Di Benedetto
Non si conoscevano ma in cinque minuti è stato subito feeling. Tanto che più di qualcuno si è chiesto se la conoscenza tra il Ministro Cristiano Delrio e il presidente di Itas, il pordenonese Giovanni Di Benedetto, fosse di lunga data.
E invece no «ma devo dire che ho avuto subito l’impressione di una personalità di alto profilo, come ce ne sono poche nel mondo politico di oggi» dice il manager. E non si può dire che Di Benedetto non se ne intenda perché l’ex sindaco di Fontanfredda, ex assessore regionale ai trasporti ed ex parlamentare della Dc nella corrente Andreottiana, la politica di ieri e di oggi la conosce bene. Anche se dopo aver navigato nel procelloso mare di Tangentopoli ha chiuso i ponti con quella carriera, il suo impegno di manager lo ha sempre portato a confrontarsi con la cosa pubblica.
«Itas ha una storia antica ed è una delle due compagnie mutualistiche d’Italia e proprio questo valore e la capacità di crescere in anni di crisi economica – racconta Di Benedetto che ha inaugurato con Delrio casa Itas a Trento e che mette nella professione la stessa passione che aveva nella politica – ha colpito positivamente il Ministro». Di Benedetto, alla presidenza del gruppo assicurativo nazionale da quattro anni, rivendica una crescita anche dell’occupazione – «abbiamo 412 dipendenti e negli ultimi tre anni abbiamo incrementato di 162 unità, per lo più giovani» – e una lungimiranza nella strategia. «Delrio è rimasto colpito dal fatto che, mentre molte aziende italiane si fanno acquisire da imprese estere noi abbiamo acquistato le branch italiane (Sun Insurance Office Ltd e Royal & Sun Alliance Insuance plc) del gruppo internazionale Rsa attivo in Italia». Tutto questo ha contribuito «a farci rientrare nella top player italiana»
Ma una delle cose di cui va più fiero il Di Benedetto assicuratore è il fatto che «all’Università di Trento è stata istituita una cattedra Itas: per formare in modo specifico nel ramo assicurativo i laureati in giurisprudenza, che fanno anche la formazione nella nostra compagnia. Una strada che dovrebbe essere utilizzata anche in altre università, anche dal consorzio universitario di Pordenone, di cui leggo le vicissitudini».
L’idea dell’ex politico è che «se le imprese investissero direttamente nell’università – e questo modello si presterebbe bene a un territorio manifatturiero come Pordenone – avrebbero anche personale formato come loro stesse richiedono. Questo vale per il settore della finanza, ma anche per l’industria o l’agricoltura». Di infrastrutture – materia che anche Di Benedetto conosce bene proprio per il suo impegno politico nella prima Repubblica – il ministro Delrio non ha parlato. Tanto meno di nodi – come la terza corsia della A 4 – che sono strategici per tutta la viabilità del Nordest.
«Ha però avuto modo di capire il valore della specialità che Trento e Bolzano hanno saputo usare bene. Una specialità che si conquista e si valorizza non solo con i decimi che lo Stato trasferisce – rimaraca il manager – ma con la capacità di utilizzare le risorse per generare sviluppo. Una strada che anche il Friuli Venezia Giulia ha seguito e in cui deve continuare a scommettere».
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