Una famiglia di cantanti con la passione per la lirica

Enrico Travanut andava in bicicletta al conservatorio: registrò per la Ricordi Ettore si dedicò al quartetto Stella alpina, a Roberto l’omaggio del poeta Busetto

«De candor immacolato, Pordenon el giorno nove, co’ l’aiuto de dio Giove, gera belo e sistemato! Una grande nevegada, gà coverto, dir se pol, ogni casa ogni contrada, con un candido ninziol. Mentre in via Tramontana, esultante Travanut, intonava: nina nana per la nascita del frut». È questa la prima parte della poesia che il pordenonese Ettore Busetto scrisse, il 9 gennaio 1954, ad Enrico Travanut, classe 1919, cantante lirico per passione, in onore della nascita del figlio Roberto.

Nato a Castello Roganzuolo, fa piccolo si dedicò ai lavori più umili e in fonderia. Dopo la seconda guerra mondiale si trasferì a Pordenone, lavorando a Casarsa: scolpitura e ancorizzazione di pneumatici. Da e per l’officina, dove conobbe Pier Paolo Pasolini («gli dava un libro in cambio di una moneta per un pezzo di pane»), si recava con una Matchcless rimessa in strada pezzo su pezzo: «Lavorava di notte, quando c’era l’energia elettrica». Enrico – amico di Aldo Pizzinato – due volte la settimana andava al conservatorio di Udine, in bicicletta, per studiare canto, la sua passione, che aveva coltivato grazie all’insegnante Rita Cojazzi D’Andrea.

Nel 1953 registrò sei romanze alla Casa Ricordi di Milano: «Ci andò trovando un passaggio sul cassone di un camion». Si dice che per essere stato scartato ad un concorso lirico, lui che era un po’ irascibile, chiuse il cofano del pianoforte sulle dita del musicista che lo accompagnava.

Sposato con Wilma Barbaro, rinunciò a proseguire gli studi (si esibì anche al Licinio) quando venne colpito dal raffreddore da fieno, pur continuando a coltivare la passione e a costruire telescopi: tutto questo, oltre il lavoro. Gestiva, infatti, l’ex distributore di via Marconi e un’officina di gomme in viale Venezia. Abitava in via Tramontana, dove pure il figlio Roberto si avvicinò, grazie ai familiari, alla lirica.

«Ho sempre vissuto nel mondo musicale – dice Roberto Travanut –. Lo zio Ettore fondò con Adriano Turrin, Donato Marson, Piero D’Avanzo e Sergio Mior il quartetto Stella alpina», che si esibì anche nel mondo, tra gli emigranti, dal 1961 al 1983. Il loro materiale musicale, peraltro, è conservato nella biblioteca cittadina.

Roberto (che ha una sorella, Silvia), ebbe come prima maestra di canto Stefania Antoniazzi. «Mio padre volle che andassi a cantare nel coro polifonico Città di Pordenone, allora diretto da Giovanni Piol». Il primo amore non si scorda mai: «Non l’ho mai lasciato, vi canto tuttora come tenore primo. Fummo diretti anche da Nino Rota». Alla lirica si era avvicinato 15 anni fa, grazie ad Angela Mormile e Stefania Antoniazzi, quindi a Paola Moro Carniel: «Ho imparato la tecnica dell’affondo della laringe. Prima dieci anni di vocalizzi, quindi finalmente le romanze. Se non hai passione non resisti. Se vuoi imparare a cantare – suggerisce – devi passare attraverso la vera canzone napoletana».

Ora che è in pensione – aveva eredita e gestito le attività del padre – può dedicarsi di più alla sua passione, la lirica: «Mi ritengo fortunato ad avere imparato questa tecnica che ti permette di cantare in qualsiasi condizione». È l’unico corista che canta ed esegue concerti sia nel Coro San Marco sia nel Polifonico Città di Pordenone. Per il futuro, qualche ambizione? «Continuo a cantare per passione».

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