Un sogno alla Monet: tra vasche e ninfee splende a Perteole il giardino di Mauro

Immaginatevi un piccolo paese di pianura, immerso nel deserto di un mezzogiorno d’estate. Un campanile, una piazza, le case affacciate sul palcoscenico della strada principale, e dietro le quinte solo orti, vigne e verdi distese di campi. Se quel paese è Perteole, però, non passate oltre.
Dietro al muro scrostato di una vecchia casa padronale, in via Verdi 7, si nasconde un giardino segreto. Là dove ti aspetteresti orti e vigneti, ti sorprende un’esplosione di banani, piante palustri e soprattutto, adagiate su una lussureggiante scacchiera di vasche, ninfee e fiori di loto a perdita d’occhio, neanche fosse un quadro di Monet.
Pochi metri per passare dal Friuli ai tropici, o dalla realtà ai mille colori di un sogno. Un sogno trasformato in realtà all’inizio degli anni Ottanta da Manlio Calvisi, il creatore, e che dal 2001 viene portato avanti, con il nome di Waterplants, dal cervignanese Mauro Bergamo.
Pochi lo sanno, ma questa è stata una delle prime aziende italiane a produrre e vendere piante acquatiche, con clienti in tutta Europa, ma anche oltreoceano e perfino in Asia. «Tutto – spiega Bergamo – nasce dalla passione di Manlio Calvisi, che alla fine degli anni Settanta, nella diffidenza di tutti, costruì questo vivaio con le sue sole mani. Ma allora si viveva di passioni».
Quello che allora era un’utopia o il sogno di un eccentrico è un vivaio che oggi, quarant’anni dopo, è capace di esportare ninfee e fiori di loto in mezzo mondo. Trecento varietà di ninfee rustiche, centocinquanta di fiori di loto, e poi decine di ninfee tropicali, banani, piante palustri, in un caleidoscopio di colori che tra maggio e ottobre si rinnova ogni giorno al ritmo incessante delle fioriture.
Così si presenta Waterplants a chi ha la fortuna, come Alice, di attraversare lo specchio per entrare nel sogno. Merito della passione visionaria di Manlio Calvisi, scomparso nel 2000, ma anche della dedizione con cui Mauro Bergamo, da amico del fondatore, seppe diventare anche il suo erede, rimettendo in piedi un’azienda lasciata a se stessa dopo la prematura morte di Calvisi e dandole slancio con scelte e intuizioni che allora, all’inizio del nuovo millennio, non erano affatto scontate.
«Credo che in Italia siamo stati tra i primi, e non solo nel settore vivaistico, a puntare su internet e sul commercio elettronico: è praticamente da quando ho preso in mano questa azienda che abbiamo un sito sul quale si può acquistare on-line, e gran parte dei nostri ordini arrivano dalla rete», spiega Mauro.
Se internet è sempre stato un punto di forza, oggi dipendere così tanto dalla rete è anche una limitazione e un rischio. Una limitazione perché quel giardino è rimasto forse troppo segreto, poco conosciuto anche negli immediati dintorni.
Un rischio perché quello acquisito sulla rete è un vantaggio labile all’epoca dei social, in un mercato globale sempre più intasato di offerte, che nella stragrande maggioranza dei casi non provengono da aziende, ma da hobbisti, o sedicenti tali: per una microazienda come Waterplants sono il concorrente più temibile.
«Per ogni fiore che spediamo c’è una fattura o un documento contabile, se è diretto fuori dall’Europa anche una bolla doganale, mentre chi vende come privato non è soggetto ad alcun controllo», spiega Bergamo con un po’ di amaro in bocca, ma senza rimpianti o ripensamenti: l’avventura continua, grazie alla dedizione sua e di due fidati collaboratori, che lo supportano per gestire le spedizioni. Difficile crescere, ma impossibile dire basta.
Nel cassetto, a dire il vero, c’è un altro sogno, quello di aprire il giardino al pubblico, di portarci le scuole, ma Mauro non sa se ne avrà la forza: non sono più gli anni Settanta. E pazienza se saranno in pochi ad attraversare lo specchio.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto