Un sisma economico che ha spazzato via il mito del fasin di bessôi

Sogni di grandezza e malagestione hanno distrutto la coop. Il sindaco di Tolmezzo: ma sulle macerie stiamo rinascendo

UDINE. I rintocchi del de profundis di CoopCa hanno risuonato il 17 novembre 2014, quando la società è stata costretta a portare i libri in tribunale e ad avanzare istanza di ammissione al concordato preventivo.

Una giornata tristemente storica per il Friuli, ma soprattutto per la Carnia che per oltre un secolo aveva scommesso sulla cooperativa quale paradigma di solidarietà, mutualità, risparmio.

Lo tsunami del crac finanziario - a febbraio del 2015 quando erano partiti i primi passi dell’inchiesta - il profondo rosso in cui versava CoopCa ammontava a 85 milioni di debito consolidato. Un tonfo. Una Waterloo tanto più grave quanto più era stata sottovalutata da consigli di amministrazione che si erano succeduti.

Un dato su tutti che la dice lunga sulla leggerezza, sulla superficialità e forse sul dolo con cui aveva agito e agiva il management di CoopCa.

Nel luglio 2014, quando il buco di CoopCa era già una voragine finanziaria, l’allora presidente Ermano Collinassi aveva firmato una lettera, inviata a tutti gli oltre 3 mila soci, per invitarli a ulteriori depositi, assicurando un ritorno economico che nessuna banca sarebbe stato in grado di fornire.

Il sindaco di Tolmezzo, Francesco Brollo, parla di «sconfitta dell’autoreferenzialità, di quel fasin di bessôi che era diventato il mantra di una cooperativa che temeva di essere fagocitata dalle grandi realtà. E il paradosso è che quelle maxi realtà tanto temute da CoopCa, hanno attuato un grande gesto di solidarietà».

L’inchiesta - dopo l’esposto querela presentato dai soci prestatoti - va avanti e terminerà a settembre.

Il resto è storia recente anche se tra quel 17 novembre e i giorni attuali c’è stata una sfilza infinita di giornate punteggiata dalla rabbia e disperazione, come quella di soci e azionisti che hanno perso tutti i loro risparmi, il suicidio di un componete dell’ultimo cda, una serie infinite di assemblee territoriali, gli appelli alle istituzioni e alla solidarietà.

Su quest’ultimo fronte si è mosso soltanto il colosso della cooperazione, vale a dire Coop Alleanza 3.0 che ha deciso per un atto di liberalità. Grazie a questa iniziativa solidale, 3 mila 236 persone potranno rientrare in possesso - attraverso un’elargizione ripartita in tre iniziative, da quest’anno e fino al 2018 - fino al 50 per cento dei propri crediti, per una cifra complessiva di 13,5 milioni di euro.

CoopCa non c’è più. Il Piano concordatario è stato approvato nel giugno del 2015, mentre a settembre è avvenuta l’omologa. Gran parte dei negozi sono stati venduti, anzi svenduti e la Carnia piange su un fallimento che si sarebbe potuto e dovuto evitare.

Oggi di quel crac restano soltanto macerie. Economiche e sociali. «Il primo effetto - dice ancora Brollo - è di carattere psi. cologico perché abbiamo assistito a un’ulteriore perdita di fiducia. E’ un po’ come durante il terremoto. Ogni scossa di assestamento imponeva alla gente di stare sempre più sul chi va là».

Il sindaco di Tolmezzo rivela che alcuni giorni fa, durante un incontro del Comitato di solidarietà promosso dall’Accda (Associazione delle cooperative d consumo del Distretto adriatico) e da Lega Coop Fvg di cui fa parte, ha incrociato un socio risparmiatore del Veneto.

«Gli ho chiesto - riferisce - perché avesse investito tutti i suoi risparmi in CoopCa e lui di rimando mi ha ribattuto che si fidava della concretezza dei montanari friulani. Ecco, CoopCa ha pagato l’isolamento in cui i dirigenti l’hanno cacciata. Ma la serie di errori arrivano da lontano, da quando volendo ingrandirsi, CoopCa ha voluto rinunciare ai suoi tanti negozi di prossimità sparsi in Carnia».

E dopo l’analisi impietosa, arriva il messaggio di speranza. «Ora basta piangere - aggiunge Brollo - perché dobbiamo avere il coraggio di rialzarci. Aggiungo che la Carnia non è l’ombelico della sfortuna, visto quanto è accaduto nel modo del credito. Qui ci sono qualità e forze per realizzare il sogno della ripartenza, come Automotive, i giovani che stanno scommettendo sull’agricoltura e Lavorazione legnami che ha appena compiuto 40 anni convertendo la fabbricazione di pallet in produzione di scatole di legno per i miglioni vini d’Europa, occupando centinaia di persone. Senza contare- ed è un altro paradosso - che grazie a Cic (Cooperativa indotto Carnia) stanno rinascendo in molti paesi quei negozietti che la cooperativa carnica aveva abbandonato».

Per rincorrere un sogno di grandeur che l’ha portata all’inferno.

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