Un ruolo strategico per l’ambasciata dei friulani all’estero

UDINE. Novecentomila euro l’anno da condividere con chi rappresenta sloveni, giuliani, dalmati, ma soprattutto con altri tre enti friulani: Efasce di Pordenone, l’Alef riconducibile alla Cgil e l’Eraple legato alle Acli.
Di questo denaro soltanto il 32 per cento (circa 280 mila euro) finisce nelle casse dell’Ente Friuli nel mondo che vanta 62 anni di vita e che tra i fondatori annvera parte dei padri della Regione.
Con 154 Fogolârs furlans sparsi nel mondo, 45 sedi di proprietà, 25 mila soci e 250 mila che frequentano i Fogolârs, l’Ente Friuli si ritrova a un bivio: cambiare strada o annaspare nelle sabbie mobili provocate dai tagli della finanza pubblica tanto inevitabili quanto draconiani.
Certo, il presidente uscente, Pietro Pittaro, che alla recente convention di Cormons aveva salutato i convenuti riferendo che il suo mandato era stato traguardato, non riceveva un euro di indennità.
Già, erano altri tempi quelli quando prima dell’euro l’Ente Friuli incassava dalla Regione circa 2 miliardi di contributi e aveva sei dipendenti contro gli attuali due di cui uno par-time. E non serve neppure rovistare nella spietata concorrenza che si era scatenata con la pordenonese Efasce (Ente friulano assistenza sociale culturale emigranti), il cui numero uno Bernardon era arrivato ad affermare che «l’Ente Friuli nel mondo si occupa soltanto di brovade e muset e i suoi associati sono emigranti pezzenti».
Una guerra spietata, giocata all’ombra di strani calcoli politici e il più delle volte all’insaputa delle migliaia e migliaia di emigranti. «Tanti friulani all’estero - erano state le parole del presidente della Provincia, Pietro Fontanini, pronunciate pochi mesi fa - non sanno nemmeno perché ci sono tanti enti differenti.
Ottima l’unità, ma la razionalizzazione la dovrebbe fare la Serracchiani». E prima di lei - ma Fontanini non lo dice - l’avrebbe potuta fare anche Tondo e prima ancora Illy, Tondo ancora, la Guerra, Travanut ecc. ecc.
No, neppure questo basta a spiegare la necessità di una svolta epocale dell’Ente Friuli previa la sua stessa sopravvivenza. Che serva un cambio di rotta lo sostengono tutti, anche da troppo tempo.
Ma questa volta i segnali che non si tratti della solita saga delle buone intenzioni ci sono, eccome. A cominciare dal ritardo nell’avvicendamento di presidente e cda scaduti la scorsa primavera. Certo, un minimo di interferenza politica c’è sempre, trattandosi di nomine. Non è sfuggita infatti l’ipotesi che si è rincorsa a lungo che alla Serracchiani, ma anche al Pd e con la benedizione del presidente della Cciaa, Da Pozzo, piacerebbe che al posto di Pittario arrivasse Manuela Croatto.
«Peccato - taglia corto lo stesso Fontanini – che la Regione non ha voce in capitolo come noi, la Fondazione Crup e altri soci perché non detiene nessuna quota. Sia anche chiaro che la candidatura della Croatto non sarebbe mai percorribile, perchè non adeguata al progetto che abbiamo in mente».
Quale progetto? Fontanini - che presiede l’Ente che ha circa il 40 per cento delle quote dell’Ente Friuli nel mondo (la Crup a ruota con circa il 35 per cento) - parla di una figura che rappresenti le istituzioni con la “i” maiuscola.
Per questo il primo obiettivo che ci siamo posti è quello di rafforzare il direttivo con la nomina di persone importanti e di spessore». Eccolo l’indizio della svolta. Del resto, lo stesso Pittaro si è sempre battuto perché l’Ente accolga ai suoi vertici rappresentanti delle categorie professionali, del commercio, del mondo del credito, della cultura.
E la conferma che lo slittamento della nomina di presidente e cda rientra nella necessità di far cambiare rotta all’Ente Friuli arriva anche dal presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini.
«La vicenda delle nomine - afferma - si trascina perché non è facile trovare una persona che possa dedicarsi pressoché a tempo pieno a fronte di un passaggio che non temo a definire epocale: prima della persona serva la squadra».
D’Agostini rivela che «nei recenti incontri siamo convenuti sul fatto che anzichè accanirsi nella ricerca spasmodica del futuro presidente - che comunque dovrà dimostrarsi all’altezza - abbiamo immaginato e condiviso con lo stesso Pittaro un altro criterio.
Andiamo cioè prioritariamente alla formazione di una squadra che possa rappresentare il nuovo Friuli su diversi livelli che cito a memoria e non i ordine di importanza come la cultura, l’arte, l’economia locale, il commercio, i rapporti con l’università friulana». Ed eccoli allora alcuni nomi che si rincorrono e che non vengono smentiti dagli interessati.
Tra i più gettonati ci sono l’attuale presidente della Cassa di Risparmio del Fvg, Giuseppe Morandini, l’ex direttore de La Vita cattolica, don Duilio Corgnali, l’attuale vice presidente vicario del’Ente Friuli nel mondo ed ex presidente dell’Ordine dei giornalisti del Fvg, Piero Villotta, l’ex rettore del convitto “Paolo Diacono”, Olindo Cernoia, il rettore dell’università, Alberto Felice De Toni, la professoressa Anna Pia De Luca, l’ex presidente della Civibank, Graziano Tilatti e l’ex presidente dell’Assindustria udinese, Adriano Luci.
«Vogliamo portare all’estero - insiste D’Agostini - una nuova immagine del Friuli. Perché c’è il Friuli del “Ciscjel di Udin” e quello rappresntanto dai nuovi giovani immigrati del fogolâr della Silicon Valley, che chiedono di agganciarsi a un Friuli ancorato al passato ma proiettato nel futuro». E per fare questo l’Ente Friuli sta provvedendo alla rivisitazione dello Statuto con l’allargamento della rappresentanza alle categorie ecnomiche, professionali e culturali.
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