«Un quarto del pane in tavola è importato dalla Slovenia»

Lo sfilatino arriva crudo dalla Slovenia e si inforna a Pordenone. Lievita l’importazione parallela a quella del pane pugliese, sardo e ferrarese, ma stavolta senza il tricolore sulle etichette....

Lo sfilatino arriva crudo dalla Slovenia e si inforna a Pordenone. Lievita l’importazione parallela a quella del pane pugliese, sardo e ferrarese, ma stavolta senza il tricolore sulle etichette. «Grosse partite di pane arrivano ogni giorno anche in provincia – ha segnalato un panificatore urbano allo sportello Uil Tucs in piazza Risorgimento – e il risultato è quello dei fornai locali che sono costretti a chiudere». Detta così, la fragranza del pane va a farsi benedire.

La concorrenza. «A Milano sono invasi dalle pagnotte made in Romania – non si meraviglia del mercato globale Mauro Agricola vertice sindacale Uil-Tucs –. A Pordenone e provincia la grande distribuzione alimentare acquista grosse partite di pane dall’Est. La più vicina è la Slovenia». La concorrenza sull’arte “bianca” dell’impasto è forte. «Il fenomeno è in espansione, perché il pane sloveno costa meno – ha monitorato Agricola anche nel Sacilese –. Ci sono scaffali con tanti prodotti della Slovenia. Ci scandalizziamo? Il tessuto delle micro-aziende familiari è in via di estinzione: lacrime di coccodrillo su un mercato globale che fa saltare i prodotti locali?».

Il fenomeno. La produzione di pane dell'Est si valuta intorno a 4 milioni di chili: importazioni ci sono a Pordenone, Trieste, Gorizia e anche in Lombardia. «Quasi un quarto del prodotto confezionato venduto nei nostri supermarket arriva dall’Est – ha valutato a spanne Giovanni Gottardi esperto di commercio –. Preimpastato e surgelato dura due anni e basta una rapida cottura. La convenienza è economica». A Sacile in via Dante i prodotti alimentari dalla Transilvania sono made in Romania. Pane, latte, pasta, yogurt della Slovenia si trovano, invece, anche sugli scaffali dei surgelati delle Coop. «Le cooperative di Trieste nel Pordenonese, sono un esempio di questa importazione, pane compreso – conferma Agricola –. Costa meno di quello prodotto in loco».

Pane conveniente. Precotto o surgelato crudo, viene infornato dopo 200 chilometri e mangiato, alla fine, anche dai pordenonesi. Sono sloveni uno su cinque dei panini che troviamo nei supermercati e che mettiamo sotto i denti. Per filoncini e pagnotte il fenomeno import continua: i prossimi panificatori avranno gli occhi a mandorla? Il primo allarme era arrivato un paio di anni fa, con Luca Vecchiato, ex presidente nazionale di Federpanificatori: «Tanti mangiano il pane straniero, tra cui anche quello a forma di baguette francese, e non sanno che è prodotto nell’Est: si tratta del 20% di quello che viene venduto nei supermercati». Il risparmio per le grandi catene commerciali pordenonesi si aggira su 25-30%.

Chiara Benotti

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