Un messaggio su Whatsapp dopo gli spari: perdonatemi

SPILIMBERGO. «Perdonatemi per il gesto, ma io non potevo vivere senza di lei. E ora potremo continuare a stare insieme». Manuel Venier ha affidato le sue ultime parole a un messaggio in un gruppo Whatsapp.
Sette righe. Pensate a lungo, probabilmente nella serata passata a casa dei genitori a Codroipo, sul divano, in attesa dei rintocchi finali. Custodite nella memoria del telefono e poi trasferite nel gruppo “Addio” alle 21.23 di martedì sera.
Solo una mezza dozzina i destinatari: la sua cerchia più intima, che ha ringraziato per il sostegno. Fra di loro, c’era la cugina di Michela, Elisa Marcuzzi. Con lei, il compagno e il loro figlioletto Manuel ha trascorso qualche ora a Travesio. Hanno provato a consolarlo.
Come sua madre su Facebook: «Si chiude una porta, si apre un portone». Manuel, però, non la vedeva così. Non si dava pace. Ma non ha lanciato segnali che potessero mettere sul chi va là parenti e amici. Non un cenno sopra le righe che spingesse i familiari di Michela a cingerla con una barriera protettiva.
Il gruppo di commiato fa la sua apparizione alle 21.21. Manuel è sul pavimento della cucina dove ha condiviso la quotidianità con la sua ex fidanzata. Fatta di faccende domestiche sbrigate insieme, weekend romantici, passione per gli animali (lui per i cani, lei per i suoi amati gatti, Pò e Frico, entrambi neri).
Poco sotto la targhetta “Michela”, la divisa della sua ex fidanzata si colora di rosso. La sua agonia è durata pochi minuti. Lui estrae il cellulare dalla tasca e digita il suo addio. Le dedica ancora uno sguardo, mentre la mano gli trema e scappano via tre proiettili. Poi si aggiunge buio al buio nella casa immota.
L’accurato sopralluogo del medico legale Giovanni Del Ben (incaricato dalla Procura anche dell’autopsia, in calendario venerdì mattina alle 9 all’ospedale di Spilimbergo), non lascia spazio a dubbi: l’omicidio e il suicidio si sono consumati quasi contestualmente, viste le corrispondenze riscontrate.
È questa l’ipotesi di reato per la quale è stata aperta l’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Monica Carraturo. I rilievi dei carabinieri hanno escluso, infatti, con celerità, ogni responsabilità di terzi nel delitto. La pistola Glock calibro 22 è stata ritrovata sotto il corpo di Manuel.
Sei in tutto – fra bossoli e proiettili – i reperti rinvenuti sul pavimento. Da qui i dubbi iniziali, a una prima visione della scena del crimine, sul numero di colpi effettivamente esplosi dall’assassino. Gli accertamenti proseguono: l’abitazione è sotto sequestro, con gli esami tossicologici si appurerà se l’omicida abbia agito sotto l’effetto di eventuali farmaci o sostanze e si verificherà anche la regolarità della detenzione dell’arma.
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