Un maestro del Rinascimento in Carnia

Gianfrancesco da Tolmezzo riveste un ruolo di protagonista imponendosi nell’area della pittura friulana della seconda metà del ’400. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il mondo della scultura con un altro grande protagonista Domenico da Tolmezzo. Nel 1482 lo sappiamo affrescante per il coro della parrocchiale di San Nicolò di Comelico e soprattutto già aggiornato su modelli vivarineschi ed introdotto alla conoscenza culturale di Mantegna e Donatello. Successivi sono i lavori eseguiti nelle Chiese di San Lorenzo a Forni di Sotto e di San Martino a Socchieve databili al 1492 e 1493. Di tre anni piú tardi è il complesso ciclo decorativo della parrocchiale di San Leonardo a Provesano dove utilizzerà quale modello, per le scene della passione di Cristo, le stampe dell’incisore tedesco Martin Schongauer; prototipi nordici che si innestano sulla sua formazione veneziano-padovana. Formazione che riemerge nel ciclo d’affreschi per la Chiesa di San Gregorio di Castel d’Aviano eseguiti a cavallo del 1500, dove l’approccio belliniano appare evidente e prosegue negli affreschi della Chiesa di San Floriano a Forni di Sopra ultimati, come da iscrizione, nel 1500.
La Pentecoste del Duomo di Pordenone È interessante notare come a Castel d’Aviano quasi contemporaneamente operi lo scultore sanvittese Bartolomeo dall’Occhio con il suo San Nicolò seduto su una cattedra pienamente rinascimentale nei moduli decorativi. In quegli anni vanno collocate anche le decorazioni per il coro della Chiesa di Santa Maria a Cordenons e il ritrovato affresco dell’Annunciazione nel Castello di Torre. A Prata il capitello della Madonna con Bambino e datato 1499 e del 1503 è la decorazione della Chiesa di San Pantaleone a Invillino assieme al magnifico polittico dello scultore Domenico da Tolmezzo. Molte sue opere sono solo tracciate ormai dai documenti come quelle di Arba, di San Giacomo di Pesariis, di Spilimbergo e di San Giacomo a Sezza mentre un’ulteriore riscoperta del Maestro carnico è data dal magnifici lacerto d’affresco dei putti reggiscudi, allegorie matrimoniali di Casa Mantica e l’affresco delle Pentecoste del Duomo di Pordenone assieme alla Santa Barbara della Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Un percorso che ci invita alla riflessione per questo momento di grande elaborazione culturale attraverso le vie di comunicazione che a quel tempo facevano da tramite fra il nord ed il sud del Friuli partecipi sia della cultura d’area tedesca ed attratti dalla capitale Venezia e dalle novità della cultura figurativa umanistica.
Da Ospedaletto a Spilimbergo, la via del RinascimentoMaestri che ripercorrono l’antica asse viaria che da Ospedaletto portava a San Daniele per il Passo del Tagliamento, a Pinzano, Spilimbergo, Rauscedo e Pordenone. E proprio su quest’asse si conservano le molte testimonianze di scultura e pittura dei grandi tolmezzini Gianfrancesco e Domenico. Possiamo seguire qualche decennio dopo il percorso inverso fatto dal Pordenone e dall’Amalteo che su questa strada lasceranno molte testimonianze: dalla città del Noncello dove Gianfrancesco aveva operato, a Spilimbergo, Valvasone, San Daniele, Gemona, Venzone e Tolmezzo. Un risalire che attesta per tutto il 500 l’importanza di quest’asse stradale in un arcipelago di comunità nelle quali si polverizzo l’estetica di questi artisti che si facevano portatori di una rinascenza capace di adeguarsi sia ai gusti e ai bisogni della committenza nobiliare come quella di estrazione popolare.
Il nuovocanone di Amalteo La presenza del Pordenone che meglio testimonia i mutamenti formali dell’arte del primo 500 portava nel Friuli e sino a Venzone (e forse a Zuglio) i nuovi moduli già maturati con gli affreschi di Cremona, innestando su questa “via” la conoscenza di canoni formali che saranno portati avanti, pur senza gli stessi scatti inventivi, da Pomponio Amalteo, sino a Gemona ed oltre; dal soffitto a cassettoni della Chiesa gemonese di San Giovanni, alla pala di Santo Stefano di Cesclans, a quella di Santa Caterina di Tolmezzo. Una vera e propria summa della pittura cinquecentesca che continua a viaggiare su questa strada conosciuta. Riflessioni che ci fanno ancora ripensare all’importanza di questa via di comunicazione e i suoi rapporti non solo artistici ma anche letterari di cui si nutre l’arte e basti pensare che guadato il Tagliamento la prima tappa per tutti era San Daniele, luogo di grande vitalità letteraria anche al di fuori ed attorno alle preziose collezioni bibliografiche di Guarnerio da Artegna, assieme a quella corte di letterati e precettori che costituivano l’“ossatura” culturale del tempo. Da Tolmezzo diviene quindi anche una metafora per gli “aggiustamenti” stilistici e culturali nel suo percorso da nord a sud e viceversa».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto