Un intossicato per il rogo: «Dopo quel forte odore respiravo e avevo paura»



Tanta angoscia e paura. Questo hanno provato le maestranze della Marcegaglia di San Giorgio di Nogaro Plates rimaste intossicate dalla nube di fumo dovuta all’incendio sviluppatosi poco verso la mezzanotte e mezza di giovedì alla Nunki Steel, nella zona industriale dell’Aussa Corno, a seguito di una operazione di taglio con ossitaglio di una bobina metallica, quindi con fiamma, che ha sviluppato un rogo con grandissima quantità di fumo.

A raccontare l’accaduto è Alex Azzolini, dipendente della Marcegaglia Plates dove riveste anche il ruolo di Rsu per la Cisl, che quella notte si trovava in turno di produzione e che ha vissuto in prima persona i fatti. Azzolini è uno dei 20 dipendenti rimasti intossicati dal fumo dello zolfo ed è uno degli 8 ricoverati in ospedale per accertamenti (tutti poi dimessi in giornata).

«Ho iniziato il turno serale giovedì – spiega Azzolini –. Passata la mezzanotte sono uscito dalla mia postazione che dista una cinquantina di metri dallo stabilimento della Nunki Steel delimitata dal muro del capannone per svolgere alcune procedure inerenti il mio lavoro. Subito mi accorgo che c’è una fitta nebbiolina che avvolge la struttura, fenomeno frequente da noi essendo vicini al fiume Corno. Subito avverto anche un forte odore come di petardi scoppiati, quindi di zolfo. A quel punto inizio a provare un’irritazione alle vie respiratorie e inizio a spaventarmi non sapendo cosa stavo respirando. Anche gli altri addetti erano nelle mie stesse condizioni». Azzolini va subito ad avvisare il caporeparto di quanto stava accadendo «anche perché ho intuito che la nebbiolina era fumo e non proveniva dal nostro impianto».

Il caporeparto va subito ad avvisare il portinaio della Nunki Steel che non si era ancora accorto di quanto stava succedendo essendo lontano dal luogo in cui si era sviluppato l’incendio e quindi dalla nube di fumo che l’aria dirottava verso l’impianto della Marcagaglia. Azzolini intanto avvisa il responsabile della produzione che arriva subito all’impianto dove è già in atto il piano di evacuazione.

«A quel punto all’angoscia subentra la paura per quello che stavamo respirando – racconta ancora –, ci siamo tranquillizzati tutti quando siamo stati informati che il materiale andato a fuoco era zolfo, quindi non pericoloso per la salute, che ha però risulta irritante se inalato. Poi l’arrivo dei sanitari, il controllo e il trasporto all’ospedale di Palmanova per accertamenti e le dimissioni nel giro di qualche ora».

Dei 20 dipendenti visitati dai medici, solo due operativi alla Nunki Steel, essendo questa chiusa per manutenzione con personale a casa, entrambi di una ditta esterna addetta ai lavori, solo 8 sono stati ricoverati negli ospedali di Latisana, Palmanova e Monfalcone: tutti sono stati dimessi con una prognosi di 4 giorni. Tutti hanno fatto rientro nelle loro famiglie e stanno bene, anche se qualcuno ancora scosso per l’esperienza vissuta.

Alla Marcegaglia tanti lavori di ripulitura delle attrezzature e della macchine operatrici all’interno del capannone coperte da una grossa patina di fumo, ma la produzione è ripresa normalmente venerdì mattina dopo le verifiche dei Vigili del fuoco sull’aria.

Alla Nunki Steel, invece, dopo lo spegnimento e la messa in sicurezza dell’area interessata dall’incendio da parte dei Vigili del fuoco, si sta procedendo con la rimozione del cumulo di materiale andato bruciato e la manutenzione ordinaria. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto