Un fenomeno legato al clima e alla diffusione dei topi

A.c.

udine

Il fenomeno va sotto il nome di “pullulazione” un aumento demografico improvviso, seguito da una moria, che riguarda alcune specie di roditori. A parlarne è il dottor Giampaolo Baracetti, direttore Veterinaria area A - Sanità animale dell’AsuFc.

«L’aumento della popolazione dei topi, in particolare della arvicola rossastra e del topo selvatico dal collo giallo, è direttamente correlato a dinamiche assolutamente naturali di tipo ciclico – premette – legate alla iperproduzione di un alimento di cui questi roditori si nutrono: la “pasciona forestale” il seme pesante della Fagus sylvatica (il faggio) e della Picea abies (abete rosso)».

Si tratta dunque di un fenomeno noto: «Altre pullulazioni si sono verificate in passato – mette in chiaro l’esperto –, l’ultima delle quali nel 2012, ma non esiste una ciclicità, in quanto dipende dagli eventi climatici. Le estati secche – suggerisce Baracetti – stimolano particolarmente la produzione di gemme vegetative con produzione di seme pesante. In condizioni di stress delle piante si registra la produzione della “paciona forestale” che nutre in maniera importante questi roditori. La loro presenza, di conseguenza, cresce sul territorio finché, nell’estate successiva, viene a mancare il nutrimento attraverso una dinamica di regolazione, quindi la popolazione dei roditori, che vengono predati dagli animali selvatici, diminuisce sensibilmente nell’arco di un anno».

La presenza dell’Hantavirus nei roditori, che ne sono portatori, dunque, non rappresenta una novità sul territorio spiega Baracetti.

«Il virus è presente nei roditori, ma la maggiore diffusione di topi sul territorio comporta anche il conseguente aumento dell’incidenza del virus, che si trasmette attraverso il contatto con la saliva, le feci o l’urina». —



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