Un colore per ogni aula la scuola diventa sensoriale

BUJA. Una scuola “a colori” per permettere ai ragazzi di apprendere in autonomia. Si apre con un’importante novità l’anno scolastico a Buja, dove la direzione didattica ha sviluppato e realizzato il...
BUJA. Una scuola “a colori” per permettere ai ragazzi di apprendere in autonomia. Si apre con un’importante novità l’anno scolastico a Buja, dove la direzione didattica ha sviluppato e realizzato il progetto “Didattica per ambienti di apprendimento” (D.a.d.a.) per la secondaria di primo grado di Ursinins. Una soluzione adottata già da tempo nelle scuole del nord Europa e in ancora poche realtà scolastiche italiane.


Tra le caratteristiche di questo progetto di apprendimento che subito balzano all’occhio ci sono le aule: ognuna ha ora la parete dove è appesa la lavagna dipinta con un colore diverso, collegato alla disciplina: l’azzurro per l’umanistica, l’arancione per le materie scientifiche, il verde per quelle tecnologiche. «È un progetto – spiega la direttrice scolastica Flavia Fasan – che segue le nuove linee di insegnamento che oggi sposano pedagogia e architettura. Abbiamo cominciato a lavorarci un anno e mezzo fa e poiché il Comune doveva fare comunque dei lavori, abbiamo chiesto se era possibile fare anche questo tipo di intervento, che ora ci aiuta a modernizzare il nostro modo di insegnare. Una parete colorata abbinata alla materia aiuta l’allievo a essere più concentrato e a stimolarlo, permettendogli di sentire come proprio l’ambiente scolastico».


Il progetto è stato presentato venerdì scorso alle famiglie dei 197 bambini alunni della scuola di via Vidisêt, a cui è stato consegnato il regolamento preparato dagli insegnanti. Già, perché questa nuovo metodo non prevede solo il ricorso al colore, ma anche la trasformazione delle aule in laboratori dove con il cambio dell’ora non sono gli insegnanti a spostarsi, bensì gli alunni. E tutto in base a delle direttive precise: mentre si muovono da un’aula all’altra devono stare a destra, deve esserci un bambino che ha il compito di chiudere la fila, devono lasciare le stanze pulite e lo spostamento non può durare più di quattro minuti. In due giorni, i bambini sembrano aver già capito queste direttive: «Gli insegnanti – spiega ancora Fasan – mi dicono che stanno già meno di quattro minuti nel passare da un’aula all’altra. È un buon segno. Lo spostamento li aiuta a staccare con la mente da una lezione e l’altra e poi nella scuola ci sono il personale ata e i docenti stessi che li guardano, dunque c’è anche maggior sicurezza rispetto a lasciarli soli in classe. Inoltre è un modo per responsabilizzarli e sviluppare in loro l’autonomia. Ciò chiaramente non sostituisce lo studio personale a casa, ma l’obiettivo è anche creare un ambiente in cui si trovano bene ed è possibile raggiungere questo grazie alla collaborazione di tutti, dalle famiglie agli insegnanti, per arrivare ai bambini stessi».


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