Un anno di guerra e di solidarietà

L’associazione Ucraina-Friuli: non smettete di inviare armi, ci servono per difenderci. Venerdì la commemorazione delle vittime, sabato e domenica le manifestazioni

Giacomina Pellizzari
FILE - Ukrainian firefighters work at a damaged hospital maternity ward in Vilniansk, Zaporizhzhia region, Ukraine, Wednesday, Nov. 23, 2022. A Russian rocket struck the maternity wing of a hospital in eastern Ukraine on Wednesday, killing a newborn boy and critically injuring a doctor. (AP Photo/Kateryna Klochko, File)
FILE - Ukrainian firefighters work at a damaged hospital maternity ward in Vilniansk, Zaporizhzhia region, Ukraine, Wednesday, Nov. 23, 2022. A Russian rocket struck the maternity wing of a hospital in eastern Ukraine on Wednesday, killing a newborn boy and critically injuring a doctor. (AP Photo/Kateryna Klochko, File)

A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina la comunità ortodossa presente in Friuli Venezia Giulia commemora le vittime di guerra. Lo fa invitando i friulani, gli italiani e gli europei a riflettere su un punto: «Le armi ci servono per difenderci, continuate a inviarle all’Ucraina».

La presidente dell’associazione Ucraina-Friuli, Viktoria Skyba, trasforma il messaggio in un appello e auspica che la Russia venga chiamata a rispondere per i crimini di guerra da un tribunale internazionale. Lo ribadirà nelle diverse manifestazioni che tra sabato e domenica si svolgeranno a Udine, Pordenone e pure a Trieste.

Ukrainian soldiers rest in a shelter in Bakhmut, Donetsk region, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Libkos)
Ukrainian soldiers rest in a shelter in Bakhmut, Donetsk region, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Libkos)

Venerdì 24 il giorno del ricordo

Alle 19 la parrocchia ortodossa slava dell’esaltazione della Croce ha organizzato una veglia di preghiera, in piazza Venerio, a Udine. Parteciperanno anche i profughi, difficile dire quanti sono stati accolti in regione, molti sono transitati, tanti sono già rientrati, altri si sono spostati. Lo scorso novembre l’Ufficio scolastico regionale contava 882 tra alunni e studenti, 92 in più rispetto all’anno precedente.

La solidarietà

Una cosa è certa: fin dalle primissime ore dopo l’invasione, l’associazione Ucraina-Friuli si è mobilitata per far arrivare gli aiuti in Ucraina.

Il Friuli Venezia Giulia ha risposto come sempre, tant’è che la stessa associazione ha fatto proprio il ringraziamento scritto sui muri dai terremotati del 1976: «L’Ucraina ringrazia e non dimentica».

Dal centro di raccolta di generi alimentari allestito nel centro commerciale Città Fiera sono partite alla volta dell’Ucraina più di 180 tonnellate di aiuti umanitari.

Sotto la minaccia delle bombe e dei missili russi, i volontari ucraini hanno distribuito il materiale nelle zone di Kharkiv e Kherson, di Kyiv, Zhytomyr, Sumy, Kharkiv, Donetsk, Lugansk, Kherson, Mykolaiv. Il punto di raccolta è ancora aperto – giovedì e venerdì dalle 15 alle 18, sabato dalle 10 alle 17 – e le persone continuano a lasciare i pacchi. Fondamentale è stata anche la collaborazione con l’associazione Vicini di casa per l’individuazione degli alloggi dove accogliere i profughi.

Mykola Volenshak checks his house that was destroyed by a Russian rocket as he tries to find documents under the rubble in Maxymilianivka village, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Mykola Volenshak checks his house that was destroyed by a Russian rocket as he tries to find documents under the rubble in Maxymilianivka village, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Olena Lysovska checks her house that was destroyed by a Russian rocket in Maxymilianivka village, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Olena Lysovska checks her house that was destroyed by a Russian rocket in Maxymilianivka village, Ukraine, Tuesday, Feb. 21, 2023. (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Non sono da meno le centinaia di associazioni che non si sono sottratte all’organizzazione delle raccolte fondi e degli aiuti. La comunità ucraina ha organizzato, per domenica, diverse manifestazioni contro l’invasione russa in Ucraina per ricordare, spiega la presidente, un anno di resistenza e nove di guerra. E domani, sotto la loggia del Lionello, a Udine, i friulani potranno vedere le immagini delle città distrutte. I pannelli resteranno esposti dalle 10 alle 20.

L’appello

«Dobbiamo tenere il fronte occidentale unito come abbiamo fatto nella seconda guerra mondiale contro il nazismo, dobbiamo farlo per sconfiggere questo ismo del secolo attuale» afferma la presidente dell’associazione Ucraina-Friuli nel raccontare quanto avviene nel suo Paese.

la storia
La maestra che suona il violino per far sorridere i bambini: “I miei figli sono ancora in Ucraina, lì c’è solo distruzione”
Natalia Kudriavtseva, fuggita dalla guerra lo scorso 10 marzo

«La mia famiglia abita nell’Ucraina occidentale dove stanno accogliendo migliaia e migliaia di profughi. Anche i sette milioni di profughi interni non vanno dimenticati».

I racconti parlano di paura e distruzione: «Nessuna parte del Paese può considerarsi al sicuro, sono tutti coinvolti. Quando partono i razzi russi si sentono ovunque, da un anno la popolazione vive sotto i bombardamenti e i ragazzi sono stati costretti a imbracciare le armi per difendere il loro popolo.

«Molti sono morti. La presidente dell’associazione Ucraina-Friuli invita a riflettere sul perché il popolo ucraino resiste ai Russi, lo fa per difendersi.

«In Occidente stanno dicendo che se si blocca l’invio delle armi la guerra finisce, non è così. Smettere di inviare armi all’Ucraina significa far morire tutti».

Viktoria Skyba non si stanca di ripeterlo:

«La Russia deve finire sul banco degli imputati di un tribunale internazionale per i crimini di guerra e per i danni che ha provocato. La presidente ricorda che i russi hanno distrutto mezzo Paese, hanno fatto saltare le reti energetiche, le infrastrutture, le scuole, le case, le strade e i ponti. «Putin non vuole parlare di pace, vuole infondere paura all’Occidente».

La presidente stenta a credere nella pace immediata, «speriamo – sottolinea – che la Cina, avendo interessi economici, riesca a mediare. Tutto dipende dalla Russia, questa guerra è iniziata nove anni fa con l’occupazione della Crimea e del Donbass. La Russia è un pericolo costante per l’Europa».

E mentre i grandi provano a lavorare per la pace, mamme e figli fuggiti dalla guerra piangono i mariti e i padri persi in battaglia. «Una nostra parrocchiana – rivela Padre Volodymyr Melnychuk – ha perso suo figlio, quando è iniziata la guerra era stato ospitato con la famiglia in Friuli ma poi è dovuto rientrare. Trasportava grano con la barca, un missile ha colpito l’imbarcazione e sono morti tutti. È successo tre mesi fa, la mamma non voleva che tornasse in Ucraina». Molti fanno questa scelta, molti altri vanno anche oltre oceano.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto