Un altro divieto per i molluschi: chiusa zona di raccolta a Lignano

LIGNANO. In laguna si assiste alla moria di molluschi e l’Azienda sanitaria ha emesso l’ennesima ordinanza disponendo la chiusura della zona di raccolta denominata “Terrazza mare”.
È allarme nel bacino lagunare e nel lungo costa della Bassa friulana: è così che l’impianto di depurazione di via Lovato, a Lignano Sabbiadoro, torna ad essere posto sotto la lente dei grandi “indagati”.
Pesca ridotta dell’80%
«Negli ultimi tre anni il pescato si è ridotto dell’80%: lavoriamo con una quarantina di imbarcazioni e, fino a poco tempo fa, sedici di queste (con due persone ciascuna) si sono ritrovate in una situazione di difficoltà che stiamo cercando di arginare.
Basta pensare che solo nel corso del 2018 la perdita ammonta a circa 60 mila euro a peschereccio» afferma Achille Ghenda, presidente del Cogemo, e cioè il Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi nel compartimento marittimo di Monfalcone.
«I pescatori che più risentono della moria di molluschi – spiega – sono coloro che pescano vongole e canolicchi lungo costa, in tutta la fascia che si estende dal fiume Tagliamento fino a Grado. Dopo svariate operazioni di ripopolamento della risorsa ittica, a stretto giro ne partirà un’altra: si tratta di un progetto pilota finanziato dalla Regione e finalizzato a ripopolare, in modo mirato, le aree in difficoltà».
Limiti fuori legge
«Nonostante le rassicurazioni sul corretto funzionamento del depuratore di Lignano Sabbiadoro da parte della giunta regionale e di Cafc, ecco che tornano le sanzioni da parte di Arpa Fvg: dal 2017 al giugno 2019 sono stati emessi quattordici rapporti di prova, il 40 per cento dei quali ha stabilito la non conformità dei reflui che vengono scaricati in mare.
Praticamente un prelievo su due attesta che il depuratore non ha rispettato i limiti imposti dalle autorizzazioni regionali», afferma il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Cristian Sergo.
E continua: «In più, nel corso dell’audizione della commissione Ambiente dello scorso luglio, dal Cafc è anche emerso che l’impianto non è ancora mai stato collaudato, e nel frattempo, quindi, il depuratore ha passato l’ennesima estate con le sue solite problematiche ancora irrisolte nonostante i lavori del 2015 e del 2018. E gli sforamenti dei vari valori prescritti non riguardano solo il parametro dell’escherichia coli, ma anche dell’azoto nitroso».
Le ordinanze dell’Ass 2
Sversamenti di escherichia coli pari anche a 630 volte i limiti di legge autorizzati sono stati attestati da rapporti di prova datati 2017 e numerose sono state, negli ultimi anni, le ordinanze emesse dall’Azienda per l’assistenza sanitaria della Bassa friulana: a causa della presenza di escherichia coli nei molluschi ha chiuso ripetutamente le zone di raccolta non solo della laguna ma anche della costa di Lignano.
«L’ultima - racconta Sergo – risale al 30 settembre scorso: è stata chiusa la zona di raccolta denominata “Terrazza Mare” per sforamenti oltre dieci volte i limiti consentiti dalla norma».
Ecosistema compromesso
«Nonostante le numerose segnalazioni, in laguna e in mare i problemi rimangono sempre gli stessi» afferma Cristiano Mauro, biologo marino e pescatore professionista. «Sostanzialmente in laguna le criticità sono due.
Da un lato c’è l’eccessivo apporto di nutrienti dalla campagna in laguna tramite le idrovore e i depuratori, dall’altro si assiste al progressivo interramento dei canali lagunari addebitati allo sversamento di sedimenti e alla costante movimentazione degli stessi».
E chiarisce: «L’eccessiva quantità di azoto provoca una crescita smisurata del fitoplancton e delle macrofite: quando questi ultimi organismi giungono alla fine del proprio ciclo vitale si depositano sul fondale e, per essere degradati, c’è un consumo di ossigeno tale da causarne la generale mancanza in laguna e la compromissione dell’habitat stesso».
E il refluo finisce anche in mare tramite una condotta a oltre sei chilometri dalla costa. «Per abbassare la carica batterica dei solidi in sospensione vengono utilizzate sostanze quale l’acido peracetico, che provoca però un grave danno all’ecosistema – continua Mauro –. Inoltre, i fanghi (a granulometria fine) di dragaggio dell’Aussa Corno vengono sversati fuori Lignano – nella cosiddetta “discarica a mare” –. Essendo carichi di metalli pesanti influiscono negativamente sulla crescita e sopravvivenza dei banchi di molluschi in mare. Nonostante tutte queste criticità analisi specifiche non vengono fatte».
Tutto ok per il Cafc
«Il depuratore funziona» replica Cafc spa. «I dati vanno contestualizzati: la non conformità del 40 per cento non è relativa alla totalità dei campionamenti, ma solo di pochi parametri (in totale sono circa venticinque).
Ciò non inficia quindi sulla bontà della depurazione dell’impianto – spiegano i tecnici –. Questo di Lignano è un depuratore molto particolare che necessita di certi investimenti che continueremo a fare con il costante dialogo e collaborazione del Comune: non perché l’impianto non funzioni ma per garantire sempre il massimo delle performance».
E concludono i tecnici: «In laguna la situazione è complessa e i fattori che incidono sulle complicanze sono molteplici. In più il depuratore non scarica lì ma solo in mare aperto con le dovute autorizzazioni». —
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