Udine, salvati 757 pazienti grazie ai trapianti di rene FOTO

UDINE. La donazione di organo da vivente e l’impiego dei nuovi farmaci immunosoppressori. Sono queste le sfide che l’ospedale Santa Maria della Misericordia si pone per aumentare il numero dei trapianti renali che, dal 1993 a oggi, sono stati 757.
Il primo intervento. Era una calda notte di luglio, quando l’ospedale di Udine cominciò a scrivere la storia dei trapianti. A 20 anni dalla notte che “diede nuova vita” a un friulano di 59 anni, i protagonisti di quella storia, e quelli che ne hanno raccolto il testimone, si sono ritrovati ieri per festeggiare la ricorrenza e per guardare al futuro.
I pionieri. A presentare i pionieri della trapiantistica è stato il direttore generale Mauro Delendi, coinvolgendo i rappresentanti delle associazioni dei donatori di organi e di quelle dei trapiantati.
«A quel tempo qui non si facevano trapianti di organi solidi addominali – ha ricordato il professor Fabrizio Bresadola –. Cercammo di permettere ai friulani di sottoporsi al trapianto senza trasferirsi in altre regioni, offrendo tutte le risorse possibili della chirurgia e proponendo il trapianto, non solo come atto assistenziale, ma anche culturale e scientifico».
Gli ha fatto eco il professor Giuseppe Mioni, ricordando gli albori della trapiantistica a Udine.
I risparmi. Oggi i trapianti rappresentano la nuova sfida per l’ospedale di Udine, sia dal punto di vista dell’approfondimento scientifico, sia da quello finanziario.
A spiegarne il motivo è stato Domenico Montanaro, direttore dell’unità di Nefrologia dialisi e trapianto renale: «Un paziente trattato per insufficienza renale costa 10 mila euro l’anno, 46 mila per l’emodialisi, 30 mila per la dialisi peritoneale, mentre per un trapiantato il primo anno ha un costo di 42 mila euro, quello per gli anni successivi si attesta sugli 11 mila. Ciò significa che il risparmio per la sanità regionale in conseguenza a un trapianto renale è di 13 milioni di euro l’anno».
16 trapianti nel 2013. Sono 547 i pazienti trapiantati a Udine tuttora viventi (di cui 16 operati nei primi sei mesi del 2013) e rappresentano il 29% dei pazienti che necessitano di dialisi. Per loro, l’intervento ha comportato più lunghe aspettative di vita e di riabilitazione, elevando la qualità dell’esistenza e favorendo il reinserimento lavorativo.
Il tasso di sopravvivenza a uno e a cinque anni dal trapianto è di 92.8 e 84.1%, a fronte della media italiana del 92.0 e dell’81.8% e questo, nonostante l’indice di rischio a Udine sia più alto a causa dell’età avanzata di donatori e riceventi.
15 mesi di attesa. Non va oltre i 15 mesi a Udine l’attesa per sottoporsi al trapianto, a fronte di una media nazionale che sfiora i 35 mesi e, al momento, la lista del Santa Maria conta 140 pazienti, di cui un terzo provenienti da fuori regione.
Dai primi trapianti di rene singolo, si è passati al trapianto combinato rene-pancreas, rene-fegato, rene-cuore, fino al trapianto di doppio rene e al trapianto da donatore vivente.
Liberi da una schiavitù. Ben 385 residenti in Friuli con insufficienza renale terminale (un terzo del totale dei malati) oggi vivono senza la schiavitù della dialisi grazie al trapianto eseguito a Udine.
«È necessario incentivare questa attività – ha osservato il direttore del Centro trapianti di fegato professor Andrea Risaliti – sia perché rappresenta un’opportunità per far crescere i know how, sia perché permette una riduzione della spesa a carico del sistema sanitario regionale».
La solidarietà. «A oggi sono stati effettuati 1.760 trapianti a Udine – ha concluso il direttore del Centro regionale trapianti, Roberto Peressutti – oltre il 50% dei pazienti resta in terapia intensiva per meno di 48 ore dopo l’intervento. Risultati importanti, ma non sarebbero possibili senza una rete di solidarietà che parte dalla popolazione».
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