Udine resta sola, il Friuli esce da Amga

UDINE. Sono entrati in Amga in nome del patto territoriale per la gestione dell’energia e del gas voluto dall’ex sindaco Cecotti, ora i soci minori della Spa di via Cotonificio si sentono traditi dal Comune di Udine che ha sottoscritto, senza confrontarsi con alcuno, il progetto di fusione con Hera. I primi cittadini, le associazioni di categoria e il Cafc sono pronti a esercitare il diritto di recesso dalla società del gas.
Non accettano che l’operazione avviata dal sindaco, Furio Honsell, in qualità di socio di maggioranza, sia stata chiusa senza aver indetto una gara pubblica e che non sia stata valutata l’opzione stand-alone nel momento in cui «Friulia, la finanziaria regionale socia di Amga, il gruppo bancario Icrea (Bcc), e altri due istituti bancari, avevano manifestato interesse a finanziare la partecipazione di Amga alle gare d’ambito».
Venerdì sera, nella sede della società del gas, è andata in scena un’infuocata assemblea dei soci durante la quale il sindaco di Talmassons, Piero Mauro Zanin, ha posto 10 domande per tentare di chiarire alcuni punti dell’accordo non ancora reso pubblico in tutti i suoi dettagli. «Se Hera non partecipa alle gare d’ambito dovrà pagare una penale solo al Comune di Udine - riferiscono Zanin e il sindaco di Campoformido, Andrea Zuliani -, mentre se Hera perderà le gare e sarà indennizzata dal vincitore i soci di Amga non riceveranno un euro. A incassare l’intera somma sarà Hera».
Siamo convinti, insiste Zanin, che «Udine abbia condotto un’operazione per massimizzare la sua partecipazione stravolgendo così un disegno territoriale che stava alla base della partecipazione in Amga dei piccoli Comuni».
E se Zanin assicura che eserciterà il diritto di recesso, Zuliani, è costretto alla cautela. Si riserva di analizzare cosa comporterà l’eventuale recesso da Amga in termini di gestione dell’illuminazione pubblica e del calore nel suo comune dove la Spa gestisce questi servizi con contratti in house che passeranno a Hera. «Dobbiamo leggere i documenti che ancora non abbiamo in mano» spiega il sindaco nel dirsi solidale con gli altri colleghi sul fatto che «Udine si è tolto dal patto territoriale voluto da Cecotti per gestire l’energia. È un’operazione mediatica al contrario».
Il diritto di recesso sarà invece sicuramente esercitato da Confartigianto. Il suo presidente, Graziano Tilatti, non ne fa un mistero collocando la fusione Amga-Hera nella «grande svendita del Friuli». Tilatti si dice «arrabbiato, il socio di maggioranza ha tutelato solo la quota di sua spettanza dimostrandosi irrispettoso dei soci di minoranza». Gli artigiani sono «amareggiati perché Udine ha rinunciato all’indipendenza della gestione energetica, voluta da Cecotti, con tutti i danni che possono derivare». A questo punto resta un unico rammarico: «Avremmo voluto essere nelle condizioni di Hera e non confermarci, per l’ennesima volta, terra di conquiste».
E se Tilatti pensa alle manifestazioni di interesse a finanziare l’Amga rimaste nel cassetto ribadisce: «Dopo la ricostruzione post bellica e post-terremoto non avrei mai immaginato di assistere alla grande svendita del Friuli. Questo denota il fallimento della classe dirigente che non ha saputo scommettere sulle proprie capacità. Non siamo stati capaci di credere nel Friuli. Ricorderemo tutti questi uomini esponendo, in un capannone, le targhe di coloro che hanno contribuito alla svendita del Friuli».
Altrettanto critica Confindustria, il consiglio direttivo si esprimerà nei prossimi giorni. Entro metà marzo pure l’assemblea del Cafc deciderà se confermare l’intenzione di uscire dall’Amga. «Preferiamo concentrarci sul servizio idrico» ammette il presidente Edi Gomboso, concordando sul fatto che l’operazione non è stata gestita nel migliore dei modi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto