Udine, nido gestito dai privati: i genitori protestano

UDINE. Il Comune vuole affidare ai privati la gestione dell’asilo nido “Dire, fare, giocare” di via della Roggia e i genitori vanno su tutte le furie. Considerato che alla base della scelta ci sono i 12 educatori non idonei a svolgere questa mansione e l’impossibilità da parte del Comune di effettuare nuove assunzioni, le mamme e i papà propongono di redistribuire il personale a tempo indeterminato tra i tre nidi comunali e se proprio sarà necessario di privatizzare solo le sezioni dei “piccoli”.
I genitori sono arrabbiati perché non sono stati consultati dalla giunta e soprattutto perché apprezzano il lavoro svolto finora dagli educatori. «Un lavoro prezioso e impegnativo che va oltre il prendere in braccio i bambini. Chi lo fa da molti anni - spiegano - è una risorsa e un valore, svolge il proprio lavoro con grande passione e dedizione, indipendentemente dal contratto, perché il punto di riferimento sono i bambini, la loro crescita e il loro benessere».
Convinti che un nuovo progetto educativo toccherà profondamente i bambini, i genitori ritengono «sbagliato e irrispettoso nei confronti degli educatori annullare un’esperienza pluridecennale di alta qualità» perché, si legge nella petizione, «un servizio pubblico quando è valido non va indebolito con gestioni esterne, ma piuttosto rafforzato».
Le mamme e i papà temono, infatti, che «appaltare oggi un servizio a una società privata» possa essere l’anticamera di un’eventuale chiusura del servizio. Ecco perché chiedono di mantenere a gestione diretta i tre nidi comunali, di definire un piano di assunzioni a tempo indeterminato nel medio-lungo periodo e di gestire i posti vacanti ricorrendo, nel limite del possibile, a contratti a tempo determinato. E se la legge non lo consente, pretendono comunque la continuità educativa proponendo di esternalizzare solo le sezioni “piccoli”.
Queste le proposte che i genitori del “Dire, fare, giocare” analizzeranno, a giorni, con l’assessore all’Istruzione, Raffaella Basana, la quale ha già chiarito che la scelta è stata dettata dalla volontà di garantire un servizio essenziale per molte famiglie e per rispettare le norme di legge sull’assunzione di nuovo personale negli enti pubblici.
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