Udine, litiga col fidanzato e morde un agente

UDINE. Litiga col fidanzato e poi se la prende con un agente della polizia ferroviaria mordendolo al braccio. La domenica di una donna di origine dominicana di 45 anni residente a Conegliano si è così conclusa nella camera di sicurezza della Questura di Udine dove è stata rinchiusa dopo essere stata arrestata con le accuse di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Processata per direttissima, ieri la donna è stata poi condannata a tre mesi di reclusione (pena sospesa con la condizionale) dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera ed è quindi tornata in libertà.
Tutto inizia nel primo pomeriggio di domenica quando la donna, che era venuta a Udine per trascorrere la mattinata con la figlia minorenne, inizia a discutere con il fidanzato ed ex convivente. I due sono in compagnia di amici, ma incuranti anche dei (pochi) passeggeri presenti tra i binari della stazione si lasciano trasportare e alzano la voce in attesa del treno. Tanto che anche gli agenti della Polfer decidono di intervenire per capire cosa stia accadendo. Alla vista dei poliziotti però la donna si agita ancora di più, li insulta e si rifiuta di seguirli negli uffici della Polfer per essere identificata.
Poi la situazione sembra tornare alla normalità e la donna si convince a seguire i poliziotti insieme al fidanzato. Quando però l’uomo, una volta completata l’identificazione, viene fatto uscire, la donna perde di nuovo la calma e si scaglia contro un agente cercando di graffiarlo. Il poliziotto si difende tenendola lontana con l’avambraccio e per tutta risposta la donna lo morde procurandogli una ferita giudicata poi guaribile in cinque giorni.
Come se non bastasse la donna ricomincia con gli insulti: «Siete degli s. poliziotti italiani di m.» e a quel punto i poliziotti la arrestano e la accompagnano in Questura.
«La mia cliente - ha spiegato l’avvocato difensore Patrizio Paolo Palermo - ha perso la testa. Era adirata con il suo ex convivente e quando gli agenti le hanno chiesta di seguirla, a suo giudizio senza motivo, non è riuscita più a ragionare con lucidità. Ma dopo quello che è accaduto si è subito resa conto di aver sbagliato. In aula ha chiesto scusa ai poliziotti spiegando di aver ceduto a un momento di rabbia. Il giudice ha capito la situazione e ha accolto la nostra richiesta di patteggiamento (la pubblica accusa era rappresentata in aula dal pm onorario Alberto Cino, ndr) concedendo il minimo della pena. Tra l’altro stiamo parlando di una persona che vive in Italia da anni lavorando come badante e non ha mai avuto problemi di nessun tipo con la giustizia».
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