Udine, la protesta degli studenti del Malignani: "Non lasciateci a casa, così la scuola non è più scuola"

Sul muro di cinta dell'Istituto il disappunto dei ragazzi, costretti alla didattica a distanza al 100 per cento con il nuovo Dpcm. Il dirigente: «Posizione comprensibile. Lamentele civili»

UDINE. Non si sono viste manifestazioni di piazza in città contro la forte limitazione delle attività delle scuole, anche nelle regioni gialle come la nostra, dove è stata imposta la didattica a distanza al 100 per cento per le superiori (si salva solo la frequenza dei laboratori e di alcune categorie di studenti ritenuti per vari motivi particolarmente penalizzati dalla modalità online).

✉️ Al Messaggero Veneto abbiamo deciso di attivare una nuova newsletter per fare il punto ogni settimana sul Covid. Iscriviti qui, è gratis

Il mondo della scuola esprime il suo dissenso attraverso altri metodi, più pacati: lettere, appelli (la lettera aperta “Allarme scuola!”, scritta da un gruppo di genitori di ragazzi che frequentano le superiori di Udine ha superato le 2.300 adesioni su change.org), e ora, cartelli. Ne sono apparsi quattro davanti all’ingresso del Malignani per protestare contro la chiusura delle superiori: una misura ritenuta da alcuni poco efficace per il contrasto della diffusione del virus e molto dannosa per il benessere e l’apprendimento degli studenti. (leggi qui cosa si può fare e cosa no)

Rischio zona arancione, in arrivo nuova ordinanza in Fvg, Veneto ed Emilia. Stop agli assembramenti, cosa hanno deciso i governatori
Le immagini di sabato sera a Udine prima delle 18 (orario di chiusura dei bar)

Molti ritengono che i contagi nelle classi siano scarsamente documentati, limitati efficacemente dai protocolli di sicurezza escogitati e applicati con grande rigore dagli istituti e che il pericolo posto per chi va a scuola sia da riscontrarsi soprattutto sui trasporti pubblici. Nessuna misura è stata presa in regione per potenziarli. Così i cartelli recitano: «La scuola è luogo sicuro e monitorato! Ai trasporti qualcuno ci ha pensato?» .



Altro grande tema per chi contesta la “chiusura” è l’impatto psicologico sugli studenti, che, perdendo un’occasione di scambio e anche di confronto, perdono lo stimolo a pensare positivamente al proprio futuro in un periodo in cui coltivare la speranza è difficile per tutti. Due cartelli sono dedicati a questo tema: «In didattica a distanza si ride e si sogna troppo poco. Restituiamo ai ragazzi un luogo dove crescere, migliorarsi e costruire»; «La scuola è il passaporto per il futuro. Apriamola. Restituiamola a ragazzi e ragazze».

Da ultimo, si pensa che la chiusura della scuola avrà un impatto particolarmente pesante sui ragazzi che provengono da contesti socialmente svantaggiati. Proprio al tema dell’inclusione è dedicato l’ultimo cartello esposto: una citazione di don Milani: «Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola».

Il dirigente dell’istituto Malignani, Andrea Carletti, interpellato, ha scelto di non rimuovere i cartelli: «Spiegano una posizione comprensibile, espressa in maniera rispettosa dagli studenti», ha detto, chiarendo che la scuola è al lavoro per pensare a modalità organizzative che permettano ai ragazzi di usufruire dei laboratori: «Abbiamo già cominciato a mettere i ferri in acqua: organizzeremo, a partire dai ragazzi del triennio, eventi in cui possano fare uso dei laboratori, offrendo loro anche attività professionalizzanti in presenza che possano sopperire alla complicazione di fare esperienze formative in tal senso fuori dalla scuola».

TUTTI I NOSTRI FOCUS

Argomenti:coronavirus

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto