Udine, il “volo” dei mori dalla torre dell’orologio

I due giganti sono stati imbragati, sollevati e collocati prima sul terrapieno della loggia di San Giovanni e poi spostati nel tempietto ai caduti dove, nelle prossime settimane, saranno restaurati. Tutti potranno assistere ai lavori. La videointervista

UDINE. I due Mori che dal 1850 battono le ore sono scesi dalla torre dell’orologio. Ieri li hanno imbragati, sollevati, e calati sugli appositi carrelli sistemati sul terrapieno di piazza Libertà. Tutto questo sotto l’occhio vigile degli udinesi che non hanno mancato di immortalare l’evento. I due giganti, l’italiano e il tedesco, Simon e Danel, Gradine e Baleben, ognuno li chiami come meglio crede, ora giacciono nel tempietto ai caduti in attesa di essere ripuliti dalla patina del tempo. Solo tra fine dicembre e gli inizi di gennaio, infatti, i due omoni di rame realizzati nel 1850 potranno tornare a scandire le ore.

L’intervento di restauro esteso anche alla cupola del tempietto e al porticato del Lippomano, è stato finanziato dal gruppo Danieli di Buttrio con circa 200 mila euro e sarà completato entro fine anno. Un intervento che la gente potrà seguire da vicino perché il tempietto sarà aperto al pubblico. A fine novembre, inoltre, per alcuni giorni, lo stesso tempietto si trasformerà in una sala espositiva con il primo Moro restaurato accostato all’altro prima di sottoporlo alle cure dei restauratori. «In questo modo - spiega il direttore dei lavori, Adalberto Burelli - il pubblico potrà notare le differenze».

Tecnici all'opera per il restauro dei Mori

L’attesa c’è perché vedere quei due giganti stesi o in piedi fa sempre un certo effetto. Non a caso ieri, alle 9, quando è iniziata l’operazione di smontaggio, in piazza Libertà si fermavano tutti. La mega gru di Midolini posizionata sotto il colle del castello era pronta ad agganciare la statua. Per poterlo fare, però, ha dovuto attendere che i restauratori dello Studio creativo di Fabio Comelli e della Laar sganciassero la testa del primo Moro. Una volta sollevata, la statua ha iniziato la sua discesa facendo tappa sulla salita del castello.

Qui ad attenderla c’erano molti curiosi, il legale rappresentante dell’impresa Del Bianco, Luigi Grosso, che coordinava le maestranze, e il sindaco, Furio Honsell, orgoglioso e soprattutto riconoscente al gruppo Danieli per aver finanziato un intervento che il Comune, per carenza di fondi, non sarebbe mai riuscito a fare. E qui è iniziata la corsa allo scatto, tutti volevano immortalare quell’omone steso per terra in attesa di essere riagganciato e sollevato in aria dalla gru per poi ridiscendere sulla piattaforma davanti alla loggia di San Giovanni.

Il volo dei mori, l'esperto: nel 1987 l'ultima volta

E da qui essere trasportato nel tempietto. Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo quando l’operazione si è conclusa, poco prima delle 13. La calata di ogni statua è durata circa un’ora. Non è stata una cosa semplice: ognuno dei due giganti pesa circa 500 chilogrammi ed è composto da 27 parti. Sul posto anche un rappresentante della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici.

«Dopo il terremoto i due Mori sono stati rimossi dalla torre nel 1987» ha spiegato Burelli nel precisare che, nel 1846, a fornire i bozzetti dei due Mori, fusi in rame nel 1850, fu lo scultore Vincenzo Luccardi, di Gemona.
A tenere fissati i due omoni, come ha fatto notare Burelli, sono i perni fissati alla muratura, mentre l’altro perno quello che dal piede arriva alla spalla della statua, è collegato al meccanismo dell’orologio e quindi garantisce il movimento dei Moro.

Tutti questi dettagli potranno essere analizzati nel corso del restauro che prenderà il via alla fine della settimana. Da oggi, infatti, i due Mori saranno sottoposti a una serie di analisi necessarie ai restauratori per delineare le fasi della pulitura e del restauro.

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